Aug 29 2016

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Tag Manager diventa grande: ecco i workspaces

autore: Marco Cilia categoria: tagmanager

Viene sempre un momento, nella vita di un prodotto Google, in cui accadono due cose: il prodotto viene ritirato ( 😀 ) oppure diventa “adulto” a tutti gli effetti. Oggi possiamo dire che il già ottimo Google Tag Manager, compagno quasi inseparabile di ogni installazione di GA che si rispetti, entra nella sua fase matura con il lancio dei workspaces, che sono una cosa diversa dagli ambienti già disponibili da tempo.

Siccome l’ho avuto in anteprima da un paio di mesi, vi dico subito una cosa: se siete alle prime armi o peggio siete ancora nel mondo di coloro che non usano Google Tag Manager, lasciate stare… Il tema è ampio e richiede una certa padronanza dello strumento e dei meccanismi di fondo. Iniziare direttamente dai workspace (“area di lavoro” nell’interfaccia italiana) significa avere una curva di apprendimento ripidissima.

I workspaces nascono per risolvere uno dei dilemmi più grandi della collaborazione tra utenti nel TagManager: come faccio a lavorare su alcuni tag mentre altri lavorano su tag diversi? come ci coordiniamo per le pubblicazioni? perché non posso pubblicare selettivamente i tag?
Ebbene, creare un workspace significa innanzitutto clonare la versione corrente del container, cioè fare quella che nel gergo degli sviluppatori e dei sistemi di versioning e deploy viene definita “una branch“. Creato il workspace io posso iniziare a lavorare in tranquillità alle mie modifiche, senza fretta e senza dovermi preoccupare di rimettere a posto le cose a fine giornata perché qualcuno nottetempo potrebbe pubblicare una versione con le mie cose a metà.
Quindi lavoro per ipotesi per tre settimane alle mie modifiche. Nel frattempo qualcuno fa una modifica banale e pubblica. Cosa accade?

Ipotesi 1: la modifica fatta è completamente scollegata dalle mie. E’ un tag diverso, un trigger diverso, una variabile diversa. Il sistema al mio prossimo login mi notifica che il mio workspace è “fuori sync” e mi invita ad aggiornarlo. Le modifiche fatte vengono importate nel mio workspace, e tutti vivono felici e contenti.
Ipotesi 2: la modifica fatta è in conflitto con una delle mie. Magari hanno cambiato lo stesso tag, magari hanno aggiornato una regola che avevo già modificato nel mio workspace. Il sistema mi dice che il mio workspace è fuori sync, e mi invita a risolvere il conflitto con una elegante interfaccia di questo tipo

conflitti workspaces

In questo caso il tag GA – Pageview – Standard ha 4 modifiche (sono le righe evidenziate, quindi Enable Display Advertising Features, page, userId e cookieDomain), e per ognuna di esse io devo dire al sistema quale versione tenere. Quindi potenzialmente posso “ibridare” il mio tag obsoleto senza dover accettare tutte le modifiche fatte, ma selezionando di volta in volta quel che mi serve.

La cronologia delle modifiche è ovviamente separata per ogni workspaces, mentre un punto a sfavore della feature è l’impossibilità di “bloccare” alcuni utenti su un certo workspace o di creare workspace limitati ad un singolo folder di tag. Questo avrebbe permesso ad esempio di abilitare alcuni utenti esterni per il tempo necessario a fargli modificare dei tag di loro interesse, senza possibilità di fare danni altrove. Ma non è detto che in futuro non si potrà fare anche questo.

Chiaramente la feature è tanto più interessante quanto più grande è il team che lavora sul GTM di turno. E’ una feature rivolta espressamente al mercato Enterprise, e infatti la versione free del GTM può creare un massimo di tre workspace (il default + due custom), mentre la versione 360 di GTM (si, esiste anche la versione a pago, casomai non lo sapeste 😀 ) ne può creare infiniti.

Infine una menzione ad un nuovo livello di accesso utente nel Tag Manager, il livello “approvazione”. Il livello modifica può creare ed editare workspaces, ma non li può pubblicare, mentre il livello approvazione può farlo.

In soldoni, dopo averlo provato un po’ ribadisco che non è una feature per tutti, e che potenzialmente può incasinare la vita. Ma se niente niente avete messo mano a container giganteschi, o Tag Manager dove ci sono 4 o 5 aziende che ci mettono mano, avrete tutto l’interesse ad imparare ad usare BENE questa nuova attesissima funzionalità.

[In coda, segnalo il sempre ottimo post di Simo Ahava, che come me l’ha avuto in anteprima ma ha avuto molto più tempo per scrivere… un’enciclopedia 😀 ]


Aug 06 2016

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Che ci faccio con il demo account?

autore: Marco Cilia categoria: generale

La notizia della settimana è indubbiamente il lancio del demo account di Analytics, una vista perfettamente funzionante e piena di dati reali provenienti dal Google Merchandise Store.

Collegandovi a questa pagina di help e cliccando sull’apposito link, aprirete la vista ed essa sarà automaticamente aggiunta al vostro Google Account.

RT-merchandisestore

Diciamo innanzitutto che non è un account completo al 100%, dove per completo intendo dire che sfruttano TUTTE le feature che Google Analytics mette a dsposizione: alcuni esempi di feature che mancano sono:

  • Metriche personalizzate (ma ce ne sono 5 calcolate)
  • Tracking dei plugin sociali
  • Importazione dei dati di costo non AdWords
  • Resi dei prodotti

C’è però, ed è quasi completamente configurata, la sezione Enhanced Ecommerce. Ad esempio si notano dei problemi nel report Categoria di prodotto (E-commerce avanzato) per cui tutti i prodotti finiscono in categoria (not set). Sicuramente verrà sistemato.

Ci sono due modi per utilizzare questo demo account, secondo me. Il primo è banale da comprendere, ed è quello per cui lo hanno messo a disposizione, ovvero guardare il risultato di report che a volte non si possono attivare o non si sono ancora attivati. Esempio classico è proprio Enhanced Ecommerce.
Il secondo, un po’ più smart, è quello di fare esperimenti. Come vedete dallo screenshot qui sopra, se io faccio una visita con degli utm “miei”, dopo posso fare un segmento che mi isola. Quindi posso fare una visita, fare delle azioni, guardare come sono tracciate e controllare i risultati nel pannello. Lo posso già fare su un account mio, ma dovrei anche configurare tutto, ed avrei solo i miei dati. Nel’account di Google invece sfrutto il lavoro fatto dagli ingegneri, e guardo i risultati in un contesto più reale del mio account di test 🙂