Dec 05 2017

HelpSemaforoQuesto semaforo indica il livello difficoltà del post
semaforo verde - articolo per tutti semaforo giallo - articolo avanzato semaforo rosso - articolo per esperti

il report dei contenuti a 1M di righe

autore: Marco Cilia categoria: ga-premium,report

Qualche settimana fa mi sono imbattuto in un fenomeno curioso, ma prima di scrivere un post aspettavo conferme; qualche giorno fa ho visto fugacemente un post su Google+ per la stessa cosa e m’è tornato in mente di verificare. Ora vi spiego tutto, ma prima un minimo di ripasso delle basi.

quante righe può contenere ogni report?

La domanda sembra banale, specialmente se si ha a che fare con siti di piccole dimensioni, o se il setup è stato fatto cum grano salis, ma non lo è affatto quando si guarda l’Analytics di siti grandi o giganteschi. La risposta infatti non è “infinite” 🙂
Il numero di righe di un report in gergo tecnico viene definita cardinalità, e prima di proseguire la lettura vi consiglio un ripassino di questo post evergreen: la voce (altro) nei report

Detto fatto, più un sito ha un distinto numero di pagine univoche (vere pagine uniche, o anche semplicemente parametri non filtrati nell’URL), più la voce (other) pesa nel report dei contenuti; parliamo di contenuti perché difficilmente si arriva a 50k record al giorno su altre dimensioni, in ogni caso il problema si porrebbe su qualsiasi tabella.

Cosa è cambiato di recente?

Di recente, da qualche settimana, il valore di (other) nel report dei contenuti è sceso moltissimo sugli analytics di siti giganteschi cui ho accesso, ed è praticamente sparito su siti grossi. Possiamo affermare con relativa tranquillità che il nuovo limite massimo giornaliero è passato da 50k a 1 milione, un incremento pazzesco se ci pensate. Oltretutto dai primi riscontri sembrerebbe che la cosa valga anche sugli Analytics standard, non è una prerogativa di Premium/360. Il cruccio delle analisi sui contenuti, tanto care anche ai nostri amici SEO, è adesso minore e non costringe ad artifizi e trucchi vari per venire a capo lo stesso del problema. Ma c’è di più:

Le custom tables (se hai GA360) e il loro ruolo nei report standard

Se hai accesso a un GA360, e hai i privilegi sufficienti, puoi creare le custom tables, o tabelle personalizzate nella UI italiana, che sono praticamente dei custom report che vengono permanentemente salvati ed elaborati preaggregati. Significa cioè che su quelle tabelle i dati sono sempre puntuali e mai campionati, entro 1M di righe e a patto che eventuali dimensioni secondarie o segmenti siano specificati già in fase di creazione della custom table.
Bene, ma questo cosa c’entra col problema iniziale? ecco, ora ti spiego la magia: quando tu fai una qualsiasi richiesta a GA, lui interroga uno schema, ovvero una “mappa” delle combinazioni possibili di dimensioni e metriche. I report preaggregati hanno uno schema predefinito, l’aggiunta di una dimensione secondaria tra quelle previste provoca l’interrogazione di uno schema diverso, ma non predefinito.

Però se tu crei una custom table (che un limite di cardinalità di 1M di righe) che ricalca esattamente lo schema di un report preaggregato (che ha un limite di cardinalità di 50k righe), quando tu chiedi il report standard, lo schema “punterà” alla custom table, regalandoti il report standard con 1M di righe, anche se non è il report dei contenuti che abbiamo visto poco sopra. Fico eh? 🙂

L’unica cosa da tenere presente è che ovviamente le custom tables non sono retroattive, o meglio vengono rimpolpate con i 30gg precedenti alla creazione, non oltre. Meglio di niente, in ogni caso…


Mar 16 2016

HelpSemaforoQuesto semaforo indica il livello difficoltà del post
semaforo verde - articolo per tutti semaforo giallo - articolo avanzato semaforo rosso - articolo per esperti

Svolte epocali di un martedì qualsiasi: Google Analytics 360 suite

autore: Marco Cilia categoria: ga-premium

Quando annunciarono Google Analytics Premium ero in pizzeria. Ieri mentre annunciavano Google Analytics 360 suite ero in hamburgeria. Il connubio tra i balzi avanti del mercato delle analisi dei dati e la mia pancia è evidente, e sicuramente c’è correlazione e consequenzialità 😀

Quindi, quando agli albori di questo blog parlavo della cosiddetta “business platform“, credo – col senno di poi, è facile 🙂 – che parlassi proprio di questa suite, anche se non lo sapevo.

La nuova Google Analytics 360 suite, proprio come si intuisce dal nome, è un insieme di prodotti noti e nuovi che vengono unificati affinché possano esprimere insieme il proprio potere dirompente. Tutto nasce da Google Tag Manager 360, una specie di Tag Manager Premium che costituisce le fondamenta del sistema. Immaginiamo che avrà le stesse funzionalità del TagManager che già conosciamo, più qualche feature espressamente rivolta al mondo Enterprise e utile per l’integrazione con gli altri strumenti della suite. Google Analytics Premium diventa Google Analytics 360: al momento non hanno annunciato nessuna novità, ma è facile immaginare che una suite che produce più dati avrà bisogno di report e funzionalità nuove anche nel sistema che nella suite è preposto ad analizzare i dati e fornire gli insights. Adometry, comprato tre anni fa da Google, diventa Google Attribution 360 ed è stato riscritto da zero per meglio integrarsi nell’ecosistema di BigG. Attraverso Attribution 360 è possibile calcolare complessi modelli di attribuzione e media mix, anche on/offline (in USA ad esempio attraverso Adometry si può calcolare il ritorno dell’online sugli spot TV).
Google Optimize 360 è un nuovo strumento di test&target (il nome vi ricorda qualcosa? 😀 ): nelle intenzioni dovrebbe, a partire da un normale segmento di GA, creare un pool di utenti che possono essere oggetto o di un test (A/B test o multivariato, con interfaccia grafica per creare le varianti senza intervenire nel codice) o di una personalizzazione (mostrare contenuti diversi al pool selezionato).
Google Audience Center 360, altra grossa novità, è la DMP (Data Management Platform) powered by Google, in grado di prendere una utenza (ad esempio sempre dal classico segmento GA), espanderla con dati integrati come una qualsiasi DMP e sincronizzarsi con altri tool esterni. Sarà interessante capire come si integra con Doubleclick, perché sarebbe decisamente promettente!
A fare da collettore per tutto questo, Google Data Studio 360, uno strumento di reporting grafico collaborativo con i presupposti di Google Drive (collaboration, condivisione), l’import dei dati da prodotti Google (e sis spera terze parti) e una potente interfaccia grafica customizzabile per manipolare e mostrare i dati. Tanto per rendere l’idea, è qualcosa che si avvicina a un Tableau o un Klipfolio.

Come per tutte le novità succulente, non vedo l’ora di metterci le manine sopra e giocarci a più non posso! voi? 😀


May 15 2015

HelpSemaforoQuesto semaforo indica il livello difficoltà del post
semaforo verde - articolo per tutti semaforo giallo - articolo avanzato semaforo rosso - articolo per esperti

Come NON configurare i goal

autore: Marco Cilia categoria: codice di monitoraggio,report

L’altro giorno mi sono imbattuto per l’ennesima volta in uno dei drammi peggiori del web analyst: un sito con un tasso di conversione del 264%. Ovvio, se fosse un ecommerce e tutto fosse perfetto ci sarebbe da stappare lo champagne, ma ovviamente nel 99,9% dei casi si tratta solo di grossolani errori di concetto. Per cui ho pensato che valesse la pena di fare un elenco più o meno esaustivo di cosa NON ANDREBBE fatto su un Analytics e di come eventualmente rimediare gli stessi dati senza distruggere le coronarie dell’analista 🙂

– non dovreste usare i tipi di goal pagine/visita e tempo sul sito
O almeno, non dovreste usarli impostando metriche molto basse. Questi tipi di goal sono stati introdotti pensando principalmente a siti di contenuto senza obiettivi precisi di lead generation, vendita, eccetera, per dare modo anche a loro di avere un conversion rate. Se però li impostate su “visite che durano più di 30 secondi” o peggio ancora “visite con più di una pagina vista” capite bene che le numeriche spesso sono altissime.
Cosa usare in alternativa:
Con dei segmenti impostati sulle stesse condizioni. In alcuni casi, a seconda della vostra configurazione, un goal “visite con più di due pagine” equivale esattamente al segmento predefinito “visite senza bounce”.

– non dovreste fare dei goal per chi aggiunge item al carrello
Di norma il goal è che le persone comprino, non che aggiungano cose senza comprarle. Diciamo che su questo potrei soprassedere, ma se avete numeriche importanti in tal senso alzate il conversion rate senza motivo. Un semplice evento è più che sufficiente, non disturba il conversion rate e consente comunque di segmentare, nel caso vogliate fare una lista di remarketing di coloro che hanno aggiunto item
Cosa usare in alternativa:
l’Enhanced Ecommerce ha una funzione pensata apposta per questo: un click, una chiamata a GA e va tutto nel report corretto.

– non dovreste fare goal per passaggi intermedi di navigazione
C’è chi configura come goal la visione di una scheda prodotto, e magari ci aggiunge un funnel per chi parte dalla homepage. Questo secondo me è il male (e infatti su Premium c’è addirittura la canalizzazione personalizzata, per ovviare). Un goal è sempre per un evento conclusivo di conversione.
Cosa usare in alternativa:
Dei semplici segmenti sequenza vanno più che bene

– non dovreste fare goal uguali con funnel diversi
Alcune volte mi capita di guardare degli account con dei goal configurati uguali ma con canalizzazioni diverse. E spesso la domanda conseguente è “perché segnano lo stesso conversion rate?”. Beh, perché i goal sono una cosa, la canalizzazione è un’altra. O per essere più precisi, NIENTE di quel che mettete nei passaggi della canalizzazione influisce sul conteggio dei goal.
Se faccio un goal+funnel così

A -> B -> thankyou

e un altro così

X -> Y -> thankyou

molti si aspettano che quando l’utente arriva sulla thankyou passando per A e poi B solo il primo goal venga valorizzato, ma non è così. Entrambi segnano un goal (conversion rate del 200%), il primo con la canalizzazione corretta, il secondo con ingresso dritto sulla thankyou.
Cosa usare in alternativa:
regular expression per specificare i passaggi del funnel. A|X -> B|Y -> thankyou
oppure anche qui segmenti sequenza.

Vi ci ritrovate?


Aug 28 2013

HelpSemaforoQuesto semaforo indica il livello difficoltà del post
semaforo verde - articolo per tutti semaforo giallo - articolo avanzato semaforo rosso - articolo per esperti

Nel frattempo…

autore: Marco Cilia categoria: ga-premium

Come dicevo nel post precedente, anche durante la settimana di Ferragosto il team di Google Analytics non riposa, ed in effetti ci sono state un po’ di novità sugli strumenti che usiamo tutti i giorni. Iniziamo dai post apparsi sul blog ufficiale:

  • Tag Manager Mobile e GA Services SDK: vi avevo già parlato del Tag Manager per applicazioni mobile in occasione della sua presentazione al Google I/O 2013. E’ venuto il momento di farlo conoscere al grande pubblico e il blog ufficiale ce ne da riscontro. Degli indubbi vantaggi che esso apporta ad una applicazione mobile vi ho già detto (vi ricordo solo la killer feature di bypassare le richieste di ripubbliccazione agli store), mentre una novità è che da adesso gli SDK di Analytics e del Tag Manager sono racchiusi in un unico set di files, chiamato Google Analytics Services SDK. Questo significa che importare il file nel progetto consente di utilizzare sia GA sia il Tag Manager Mobile.
  • Data Driven Attribution Tool (Premium only): si tratta di un sistema automatizzato di analisi del miglior modello di attribuzione disponibile in base ai dati presenti nel proprio account. Fino ad ora il Multi Channel Funnel e i modelli di attribuzione ci hanno aiutato a capire meglio il cosiddetto customer journey, ma si trattava pur sempre di rendicontazione di qualcosa che accade. Questo nuovo set di tool si spinge oltre, e permette di esplorare le variazioni basando le sue decisioni su algoritmi e probabilità di conversione. Una volta definito il proprio goal, il modello analizza i path di conversione e crea il “modello ideale” di attribuzione, e lo aggiorna con regolarità, permettendo anche di confrontare i risultati del modello automatizzato con uno dei modelli predefiniti disponibili nel sistema. E’ disponibile soltanto ai clienti GA Premium
  • Metadata API: si tratta di un nuovo set di API, in grado di semplificare la vita a chi usa le API 🙂 sembra un gioco di scatole cinesi, ma in effetti non lo è. Al momento, se Google rende disponibile una nuova metrica o dimensione attraverso le API lo sviluppatore di un tool deve prima sapere che questo è accaduto e poi modificare la sua applicazione di conseguenza. Se è un servizio web gli utenti sono facilitati, se si tratta di un software si rende necessario far scaricare una nuova versione. Usando le Metadata API questo fatto verrebbe automaticamente esposto all’applicazione, che potrebbe semplicemente leggere il nuovo valore, il suo nome e i suoi attributi ed essere programmata per esporre sempre tutti gli attributi presenti. Faccio un esempio pratico: per una certa dimensione GA mi permette di fare query su 3 diverse metriche. L’applicazione visualmente me le propone. Google espone nelle API una nuova metrica per quella dimensione. Dopo aver fatto “un giro” con le metadata API l’applicazione mi presenta automaticamente anche la quarta metrica come disponibile per quella dimensione. Si tratta di un’automazione molto importante affinché le applicazioni che si basano sulle API siano sempre aggiornate. E’ una innovazione talmente importante che Google ha deciso di applicare una nuova policy di deprecation ovvero di cessazione del supporto a cose obsolete riguardante le API: se qualcosa viene deprecato le metadata API restituiranno DEPRECATED per almeno 6 mesi, e poi BAD REQUEST, consentendo anche in quel caso di aggiornare le applicazioni in modo automatico
  • Supporto document.write nel Tag Manager: da qualche giorno utilizzando un tag HTML custom nel Tag Manager appare la scritta “Supporto document.write. Google Tag Manager offre un nuovo motore sperimentale per il rendering dei tag HTML personalizzati. Include un supporto per le chiamate a document.write()”. Questa cosa era impossibile sino a qualche tempo fa, ma è molto importante perché di fatto consente di infilare dentro al Tag Manager qualsiasi tag, anche quelli che fino ad ora si era detto che non si potevano inserire perché – appunto – ristretti dal fatto che contenessero una direttiva document.wirte. Va notata la parola “sperimentale”, quindi usate questo tipo di tag ancora con cautela; come tutte le novità è bene fare delle prove prima di mandare cose in produzione 🙂

May 18 2013

HelpSemaforoQuesto semaforo indica il livello difficoltà del post
semaforo verde - articolo per tutti semaforo giallo - articolo avanzato semaforo rosso - articolo per esperti

GA Premium entra nei BigData

autore: Marco Cilia categoria: ga-premium

Uno dei possibili motivi per optare per la soluzione Google Analytics Premium è quella di avere MOLTE visite, un numero di visite talmente alto da sforare il limite mensile consentito dalla licenza free e da costringere il sistema a passare all’elaborazione giornaliera invece di quella continua. Con un numero così elevato di visite poi, il dato campionato disponibile nell’interfaccia avrebbe un sample molto piccolo.

In questo caso la soluzione Premium, lo sappiamo, permette il download dei dati non campionati sotto forma di file gestibile con Excel. Però poi i dati su Excel ci devono ENTRARE. Cosa accade se debbo elaborare 4 file da 3 milioni di record l’uno senza che mi esploda il PC? 🙂

La nuova soluzione che Google propone ai suoi utenti Premium è l’integrazione con BigQuery (che a dire il vero si era sentita brevemente al momento del lancio di Premium, salvo poi sparire nel nulla), un servizio poco noto che consente di manipolare con facilità grandi quantità di dati, sfruttando le capienti infrastrutture di calcolo di BigG.

Durante il Google I/O è stata fatta una dimostrazione live, usando un dataset di 42 milioni di record e creando una interrogazione complessa (join nidificate con regular expression, per i curiosi) ottenendo il risultato in meno di 10 secondi.
Un tempo ridicolo considerando il valore potenziale di analisi di questo tipo, visto che tra l’altro BigQuery consente di caricare propri dataset e quindi integrare i dati che provengono da GA Premium!


Nov 10 2011

HelpSemaforoQuesto semaforo indica il livello difficoltà del post
semaforo verde - articolo per tutti semaforo giallo - articolo avanzato semaforo rosso - articolo per esperti

Ora siete tranquilli sino a 10 milioni di hits

autore: Marco Cilia categoria: generale

L’avevo sentito dire e letto in giro, ma non avevo mai pensato di verificare direttamente nella fonte suprema, la “costituzione” di Google Analytics, i Termini del Servizio. E invece, al punto 2:

2. CANONE E SERVIZI. Fermo restando quanto previsto nella successiva Clausola 15, il Servizio è fornito gratuitamente per Lei sino ad un limite massimo di Page View non superiore a 10 milioni di visualizzazioni al mese per ciascun Account.

Quel limite è sempre stato di 5 milioni, sin dalla nascita del sistema, ma è stato recentemente raddoppiato, caso vuole proprio in concomitanza con l’uscita di Analytics Premium.
I Termini del Servizio non sono scritti benissimo, in effetti, perché se uno leggesse solo quella parte sarebbe tratto in inganno: nelle definizioni poco sopra una “Page View” è definita come una richiesta alla gif UTM, quindi anche gli eventi, le transazioni e le richieste fatte dalla funzione _trackPageLoadTime concorrono alla formazione del limite, che è per Account.

Spero che abbiate un tale traffico sul sito da accogliere questa notizia con sollievo; io devo lavorarci ancora un pochino… 🙂


Sep 30 2011

HelpSemaforoQuesto semaforo indica il livello difficoltà del post
semaforo verde - articolo per tutti semaforo giallo - articolo avanzato semaforo rosso - articolo per esperti

Real time e GA Premium. E tutto improvvisamente cambia per sempre!

autore: Marco Cilia categoria: ga-premium,real-time

A volte i cambiamenti epocali avvengono così, mentre sei fuori casa che stai mangiando una pizza da 75 cm con un amico. Mangi un boccone, un sorso di birra e intanto il blog di Analytics posta qualcosa che da solo ti farebbe tremare i polsi. Mezz’ora, il tempo di finire la pizza e ordinare un altro boccale, e c’è un altro post che ti aspetta, la cosa più grossa che sia accaduta da sei anni a questa parte… sto ovviamente parlando di Real Time Analytics e GA Premium, che vado adesso a coprire nel rigoroso ordine di apparizione.

Real Time Analytics

Ho sempre detto che GA non avrebbe mai potuto sopportare la mole di analisi richiesta per avere dei report in real time. Beh, come spesso accade per fortuna, mi sbagliavo 🙂 I report “tempo reale (beta)” si trovano nella dashboard, e sono limitati a quattro: c’è una panoramica che indica il numero di visitatori attualmente presenti sul sito, se sono nuovi o di ritorno, le visualizzazioni di pagina per ogni secondo dell’ultimo minuto e per ogni minuto dell’ultima mezz’ora. Poi i referral, le pagine più viste, le keyword di arrivo, le località. Le pageviews si aggiornano ogni secondo, gli altri dati meno frequentemente, ma comunque tenendo il report aperto si vedono cambiare, e le variazioni vengono segnalate in rosso (negative) e verde (positive) per un secondo.
Il secondo report è un dettaglio dei paesi di provenienza dei visitatori, il terzo un dettaglio delle sorgenti di traffico, il quarto un dettaglio dei contenuti più visit e di quante pagine sono “attive” al momento (cioè possono esserci 154 browsers aperti, ma tutti su solo 15 pagine, ad esempio).

Tutto qua? si, tutto qua. Niente ecommerce, niente goals. Sono però pronto a scommettere che prima o poi riusciranno a darci anche quei dati. Come ho detto più volte ultimamente, deve essere cambiato qualcosa nell’infrastruttura interna di Analytics, qualcosa di grosso che fa scalare il prodotto molto più in fretta e meglio. Non riesco a spiegarmi altrimenti come possano introdurre così tante novità e con impatti così grandi sulle nostre analisi, e sulla mole di dati che deve analizzare. Pensate un attimo al real time, o ai funnel multichannel: mi viene il mal di testa a immaginare la potenza di calcolo necessaria.

Comunque sia, la mancanza di ecommerce e goals è una pecca, ma quel che c’è non è da sottovalutare! stiamo parlando di conoscere in tempo reale cosa accade sul nostro sito. Se mettiamo un link su twitter, vedremo – si spera – schizzare in alto il numero di visitatori con referrer twitter o con apposita campagna taggata. Appena pubblichiamo un articolo, ci sarà un boom di arrivi da feed rss, e il tutto monitorato secondo per secondo! Questo ci darà una visione nuova su come funzionano i flussi di traffico sul nostro sito. Un conto è sapere che il giorno dopo la pubblicazione ho avuto 1000 visite, di cui 500 da twitter, un altro è sapere che nei primi 3 minuti di pubblicazione ne avevo già fatte 490, altre 10 nei 7 minuti successivi e le altre 500 sono arrivate con calma nel resto del giorno. questo mi darà un’idea di come, quando e dove veicolare meglio le mie informazioni!

C’è da fare una piccola precisazione: i report real time NON SONO filtrati. Se non siete amministratori, li vedrete solo per profili che non hanno filtri (ma voi che seguite sempre i miei consigli, avete SEMPRE un profilo master senza filtri, vero? 😉 ), se siete amministratori li vedrete anche per i profili filtrati, ma i dati saranno così come arrivano ai server di Analytics, prima di essere filtrati: quindi per fare un esempio classico, includeranno il traffico interno.

Come al solito, una delle fonti migliori quando si tratta di novità è Justin Cutroni. Nel suo articolo ci sono un bel po’ di screenshot dei nuovi report, e uno che mi era sfuggito: la visualizzazione in tempo reale delle città di provenienza tramite Google Earth. Piuttosto inutile, ma fa scena 😀

A proposito: per una volta ho avuto fortuna, e io faccio parte di quei “We just turned the reports on for a number of you” citati a fine articolo. Nelle prossime settimane il nuovo set di report dovrebbe arrivare a tutti, ma se volete potete compilare una form di richiesta: la trovate a questo indirizzo

Google Analytics Premium

La seconda notizia cambierà per sempre la faccia dell’industria della web analytics. O almeno parte di essa. Google da oggi vende una versione potenziata di Google Analytics. La versione free continuerà ad esistere (ad esempio i report real time saranno accessibili a tutti), ma per chi vuole di più, per chi esige di più dal prodotto, da oggi esiste una versione a pagamento. Che cosa comprende?

  • più potenza di calcolo (immagino intendano macchine dedicate), 1 miliardo di hits al mese, più variabili personalizzate (50 per la precisione), dati giornalieri aggiornati più spesso
  • un livello di SLA (Service Level Agreement) pari al 99,9% sulla raccolta dei dati, 99% sulla disponibilità dell’interfaccia e 98% sulla freschezza dei dati (SEland dice entro 4 ore)
  • Report non campionati! e scaricabili. E con il limite per la riga (other) alzato più in alto rispetto alle 50.000 righe (1 milione per la precisione, dice CardinalPath)
  • Supporto dedicato, via email e via telefono, 10 ore al giorno, 5 giorni la settimana, aiuto per l’implementazione e audit dell’installazione
  • Modelli di attribuzione delle conversioni! (c’è scritto nel video – immagino significhi che si può decidere quanta parte del valore di un goal assegnare ad ogni fonte che concorre alla conversione all’interno di un funnel multichannel. Questo se non erro Trackset lo fa da anni 🙂 )

Tutto questo a quale costo? secondo Forrester a un prezzo minore – in alcuni casi MOLTO minore – di quanto richiesto da altri vendor per una soluzione di web analytics che copra i medesimi numeri. So che non parlano volentieri di soldi, ma se qualcuno ha idee dei prezzi delle altre soluzioni per 1 miliardo di pagine viste al mese, e vuole scriverlo nei commenti o mandarmeli per email e li pubblico io garantendo l’anonimato…)
Il target di questo prodotto mi sembra solo ed esclusivamente la grande/grandissima azienda, nemmeno la web agency; questo perché l’ipotesi che una web agency compri il prodotto per sé e lo usi per tracciare i siti dei clienti è improponibile, per via del fatto che il sistema di login non cambia, a quanto riesco a capire. Quindi se il contratto con la web agency scade o viene stracciato, i dati restano lì dove sono. Comunque sia, se anche ve lo poteste permettere (ve lo auguro, e se volete farmici fare un giro accetto volentieri 😀 ) sappiate che al momento GA Premium è disponibile soltanto in USA, Canada e UK.
Mi pare piuttosto evidente che GA Premium è lì per infastidire i grandi player del mercato, cioè Webtrends e Adobe Omniture, che sono poi i sistemi di WA più citati quando si parla di sistemi a pagamento, e la riflessione di SEland non è trascurabile. Attualmente se si usa – ipotizziamo – Webtrends on Demand si paga una cifra X. Se l’anno dopo l’azienda non ha budget per la web analytics, deve salvare i dati per tempo, in una forma che sinceramente non conosco. Però non esiste un “Webtrends lite” gratuito. Se la stessa cosa accade con GA Premium, l’azienda passa a GA normale, senza nemmeno cambiare il codice, perde qualche feature ma può continuare le analisi, in attesa di avere di nuovo i soldi per tornare alla versione a pagamento. Questo scenario è piuttosto interessante!

Concludo dicendo che questo cambia per sempre il mondo della web analytics, a prescindere dal fatto che non è esattamente come me lo aspettavo io, e che se è vero quel che dice Forrester l’industria della WA si deve preparare ad un altro terremoto, l’ennesimo, e sempre a firma Google Analytics 🙂

Mentre vi godete il video di presentazione di GA Premium, vi ricordo che a ottobre terrò un corso su Google Analytics ed ecommerce: iniziamo a conoscere bene quello che GA ci offre adesso, in modo che potremo goderci meglio le prossime novità. Perché a questo punto me ne aspetto altre! 🙂