Dec 28 2012

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Report che non guarderete nel 2013: keywords

autore: Marco Cilia categoria: report

keywords-not-ptovided

Su questo blog nell’ultimo mese la percentuale di chiavi (not provided) è stata di oltre il 51% del totale delle visite (non il 51% delle keyword, il 51% delle visite): è sicuramente un blog di nicchia, che molto si presta ad essere navigato da utenti che stanno usufruendo di un servizio Google, e perciò magari non fa molto testo, ma il problema sta dilagando pressoché ovunque.

E questo perché praticamente ogni mese qualcuno abbraccia la filosofia del “veicolo le ricerche su Google in https”:
Firefox
Safari su iOS6
Google, per default
Chrome, anche per gli utenti non loggati (non ancora confermato, ma è in testing)

Pensare di passare tutto il sito in https solo per recuperare parte delle keyword (quelle dei non loggati che cercano su https) non porta il risultato sperato, si vedano i commenti a quel post di Giacomo Pelagatti, che aveva già fatto un test a suo tempo. Ha sicuramente degli altri vantaggi, ma non sana la situazione.

Per questo motivo non guardo quasi più quel report, perché le percentuali di visite delle keyword rimanenti sono talmente basse da essere inutili, mentre tutto il “succo” è affogato nel (not provided). Qualcuno ci vede una grande opportunità, anche dal punto di vista SEO, perché questo argomento aiuta a spostare il focus dal tradizionale “posizionamento secco” delle keyword al più giusto “conversion rate da motore di ricerca”, ma ciò non toglie che – ad esempio – per i siti che vivono di contenuti sapere se i propri articoli sono aderenti alle ricerche fatte è piuttosto importante.

Già che ci siamo vi dico anche perché tendo a smentire la possibilità che un domani Google possa far pagare per vedere le keyword:
1) indubbiamente non può sovvertire i protocolli http, quindi non può forzare il referrer quando si passa da https a http: in quel caso il referrer viene tolto sempre
2) AdWords non è la risposta, perché è in grado di “recuperare” solo le chiavi cercate associate ai click sugli annunci: quindi mi dice si la keyword cercata, ma questo ha poca o nessuna attinenza con un possibile click sul risultato organico (ammesso addirittura che il mio sito sia posizionato per la prima pagina organica dove appare il mio sito, beninteso)
3) Poter recuperare la keyword presuppone un meccanismo di collegamento Google Analytics <-> Webmaster Tools più integrato di adesso: ora le keyword ci vengono mostrate aggregate, troncate alle prime 1000, arrotondate. Con un eventuale “abbonamento” dovrebbero ridarcele singole, per visita, e puntuali. E questo vorrebbe dire che ogni visita dovrebbe poi essere in grado di risalire alla situazione presente al momento del click (esattamente come fa AdWords), quindi in poche parole significherebbe identificare ogni click organico con l’equivalente del parametro gclid che usa il sistema cpc. Secondo me è piuttosto infattibile.

[edit: aggiunto il link al blog di Martino Mosna, che peraltro ringrazio per avermi fatto scoprire il post di makeitrank con altre motivazioni a supporto del not provided]


Dec 05 2012

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Piccole novità in export e MCF

autore: Marco Cilia categoria: canalizzazioni-multicanale

Oggi nel mio solito girovagare in Analytics ho notato due novità.

La prima è l’arrivo di due nuovi tipi di export: Excel e Google Docs, nativi. Fino ad ora per esportare su Excel era necessario transitare da CSV o TSV, mentre adesso la funzione è nativa. Forse ancora più interessante è l’esportazione verso Google Spreadsheet, che con un solo click aggiuntivo ci consente di condividere il foglio con terzi senza dare accesso, e potendo lavorare in più persone su un unico file, online e contemporaneamente. Trovate le due opzioni, naturalmente, sotto il menu “ESPORTA”.

Accedendo ai Multi Channel Funnel invece, e precisamente al report delle conversioni indirette, ho notato un’esplosione di colori:

Adesso il report si apre con il dettaglio dell’andamento dei primi 6 raggruppamenti di canali, mostrando a colpo d’occhio quali funzionano meglio in quale periodo. Ma non solo, perché è adesso possibile utilizzare il pulsante “Giorni prima della conversione”, per mostrare l’andamento delle conversioni indirette negli ultimi 30 giorni (tipicamente più si va indietro e meno conversioni si vedono)

e anche la “posizione del percorso”, ovvero il numero di passaggi prima della conversione: quest’ultimo però voglio capirlo un po’ meglio perché mi è ancora leggermente oscuro

I tre grafici non cambiano al variare dei tab, quindi se si analizzano le conversioni indirette, la prima interazione o le conversioni, i grafici non muteranno. Se il totale schiaccia troppo le vostre linee colorate, con l’opzione “escludi totale” potete rimuovere la linea azzurra e analizzare nel dettaglio i singoli channel group.

E’ anche possibile specificare una finestra temporale minore dei 30 giorni preimpostati per le analisi multicanale, attraverso il comodo slider che compare cliccando su “finestra di ricerca” in altro.


Nov 29 2012

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A volte non riesci ad aggiungere un segmento avanzato ai report?

autore: Marco Cilia categoria: report

Questo caso non è molto comune perché si verifica solo in determinate circostanze, ma siccome a qualcuno capita e la soluzione non è banale, ve ne parlo qui.

Il problema è che in alcune situazioni l’interfaccia di Google Analytics impedisce di aggiungere un segmento avanzato, mostrando non selezionabili le caselle di spunta; esattamente la stessa situazione che si verifica quando abbiamo già selezionato quattro segmenti (che vi ricordo essere il numero massimo di segmenti impostabili su un report), solo che noi abbiamo al momento soltanto il segmento “Tutte le visite”.
Secondariamente, il problema non si verifica mai all’inizio delle nostre analisi, ma genericamente dopo qualche tempo.
Terzo, il problema tende a presentarsi tanto più spesso quanti più profili possiamo vedere nel nostro account.

Prima di addentrarci nella soluzione voglio ricordarvi un fattore che molti spesso dimenticano, e che come vedremo è alla base del verificarsi del problema. Quando si crea un segmento personalizzato, per impostazione predefinita esso è disponibile in tutti gli account e i profili a cui ha accesso la mail che sta operando su Analytics in quel momento.

Tuttavia un segmento avanzato può anche essere “limitato” ad essere visibile soltanto su alcuni profili, tipicamente questa impostazione serve quando un segmento è troppo specifico per essere utile ovunque (per esempio tutti i segmenti che includono un certo brand, che sono utili solo e soltanto nei profili attinenti quei brand).

Supponiamo di avere quindi:

profilo A – segmento per il brand A (visibile solo nel profilo A)
profilo B – segmento per il brand B (visibile solo nel profilo B)
profilo C eccetera…

E’ mattina, apro Google Analytics e inizio la mia analisi dal profilo A, e oggi è giornata di analisi sul brand. Analytics mi preimposta il segmento “Tutte le visite”, io uso il menu a tendina dei segmenti e faccio una comparazione tra “Tutte le visite” e “segmento brand A”. mi rigiro un po’ i dati, guardo un grafico a torta, traggo le mie conclusioni.
Passo al proilo B, Analytics mi lascia nel report in cui sono ma switcha di profilo: ritorno a vedere soltanto “Tutte le visite” e quindi seleziono anche “segmento brand B”. Finisco le mie analisi, passo al profilo C con il segmento C, finisco anche quelle e quando arrivo al profilo D, ecco che non posso più aggiungere nessun segmento.

Esatto, il problema è che Analytics ricorda i segmenti che abbiamo selezionato, anche se non ce li mostra perché indisponibili negli altri profili; se vogliamo pensarla in un altro modo, il “contatore” dei segmenti avanzati selezionati non si azzera quando passiamo di profilo in profilo, ma resta sempre uguale, mentre la visibilità dei segmenti invece varia in conseguenza delle impostazioni dei segmenti stessi.

Il problema non si presenta quando usiamo un segmento che è disponibile su tutti i profili: cambiando profilo l’impostazione viene mantenuta e noi ci ritroviamo le due, tre o quattro linee colorate nei grafici, e i segmenti attivi. La soluzione al problema quindi, è disattivare i segmenti che non ci serviranno nel profilo che andremo a selezionare prima di cambiare, perché altrimenti bisognerà tornare indietro su ogni profilo e deselezionare uno ad uno i segmenti, oppure ripartire da zero “pulendo” il contatore dei segmenti avanzati.

Un po’ noioso, lo so, ma quel che in certi casi è un vantaggio (lo strumento tiene memoria delle cose selezionate al momento quando cambio profilo) in altri casi si tramuta in uno svantaggio.


Oct 29 2012

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Business Platform? forse è addirittura riduttivo

autore: Marco Cilia categoria: generale

Uno non fa in tempo ad abituarsi all’idea che in Google hanno finalmente creato una cosa che immaginavamo da tempo, e dopo due ore salgono due tizi su un palco e la migliorano ancora!

Vado stringato, che per alcune cose nemmeno io ci ho capito troppo (un tweet è poco per capire una feature, a volte…):

  • i modelli di attribuzione, attualmente solo per GA Premium, saranno estesi anche alla versione free
  • si potranno importare dati di costo da qualsiasi fonte: ShufflePoint ha già un prodotto funzionante in tal senso, si chiama In2GA
  • dovrebbe arrivare una nuova sezione chiamata Acquisition, con report ad hoc per mostrare chiaramente i tre step della vita di un visitatore: acquisizione, comportamento sul sito e guadagni derivanti (outcoming)
  • i raggruppamenti di canali dei multi channel funnel saranno – finalmente – condivisibili
  • Google Analytics avrà un campaign manager integrato: niente più utm_source, utm_medium e altri parametri: si potrà creare una campagna dall’interfaccia e avere link con un unico identificativo
  • prima o poi (ho visto passare un tweet velocissimo, prendiamolo con le molle!) potrebbe essere introdotto una specie di intelligence per il budget: tipo “dove mi conviene spendere i miei soldi”, basato sui dati presenti in piattaforma
  • le nuove custom dimensions/metrics avranno 20 slot nella versione free, e 200 nella Premium
  • nel post precedente ho menzionato l’import di dati per le custom dimensions: il limite sarà di 50 milioni di righe 🙂
  • Segmentazione a livello visitor, praticamente come fa Webtrends attraverso Segments: significa poter creare un segmento basato su un visitatore, indipendentemente da quando s’è collegato, quante volte, con quale dispositivo e da quale fonte
  • Report per l’analisi del valore progressivo del cliente (CLV = Customer Lifetime Value)
  • Report per l’analisi della frequenza, fidelizzazione e introiti (RFM = Recency, Frequency, Monetary). Se dividiamo gli utenti in quattro quadranti (visite vecchie/recenti, pochi/tanti acquisti,) vorremo sempre avere che fare con il quadrato “nuovi, tanti acquisti). Questi report dovrebbero permetterci di analizzare questo tipo di dato.
  • Remarketing real-time basato su Visitor Segments

E siamo a metà pomeriggio, ora Californiana 😀


Oct 29 2012

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Universal Analytics, ovvero la Business Platform

autore: Marco Cilia categoria: generale

galaxy

[edit: e mi stavo dimenticando del primo annuncio, che da solo sarebbe valso un post ma che evidentemente passa talmente in secondo piano da farmelo tralasciare durante la scrittura: real time avrà presto la visualizzazione dei GOAL 😀 ]

Oramai ci siamo, siamo nella famosa “Business Platform“, possiamo dirlo senza mezzi termini: durante i primissimi minuti del Google Analytics Partner Summit 2012 è stato annunciato l’arrivo di Universal Analytics, ovvero la prossima versione di quel che fino ad oggi abbiamo chiamato Google Analytics. Magari il nome non cambierà, ma il concetto stesso di misurazione cambierà.

Praticamente GA non sarà più uno strumento basato sulle sessioni, come lo abbiamo conosciuto fino ad ora, ma sarà user-centrico, cioè basato sull’utente (sempre senza registrare dati personali): questo significa che potenzialmente sarà in grado di risolvere una volta per tutte il dilemma del cross-device tracking, ovvero lo stesso utente che si collega da più dispositivi diversi: dettagli ancora non ce ne sono, e probabilmente il tutto sarà fattibile per chi in qualche modo si logga al sito, ma il balzo in avanti è che non si dovranno più legare le sessioni, come si potrebbe già fare oggi con le variabili personalizzate, ma si legheranno gli utenti, e le loro sessioni saranno solo una conseguenza.

Il tutto si baserà sulla definizione di “user-ID“, che potranno essere poi passati a GA attraverso una API documentata, e con delle librerie sviluppate da Google o da terzi. Addio alla presenza di cookies multipli, addio al cross domain tracking. Come ci spiega egregiamente il solito Justin Cutroni, l’identificazione delle sessioni avverrà lato server, e nei browser dei visitatori resterà soltanto l’identificativo univoco. Questo vuol dire che l’aggiunta di motori di ricerca, il cambio della durata del cookie o altre operazioni che adesso siamo abituati a fare aggiungendo funzioni al codice di GA, potranno essere fatte dall’interfaccia, lato server.

Poiché si sta parlando a tutti gli effetti di usare una API per tracciare le visite, vorrei per prima cosa soffermarmi su questa vecchissima previsione di Ian Thomas che risale addirittura a Maggio 2008: 2 delle tre si sono già avverate, mancava la terza, e cioè l’esistenza di una “standard API” bidirezionale che permettesse a chiunque di tracciare pressoché tutto dentro a Google Analytics.

Quando dico “tutto”, intendo anche ad esempio le conversioni offline: ad esempio stampando il visitor-ID su un coupon che viene riscosso offline: si può creare una interfaccia che invierà a GA il “segno” che è stata fatta una conversione da un utente che aveva visto il sito 4 volte da desktop, da certe campagne, e poi due volte da cellulare cliccando quali annunci. Non è affatto male, no? oppure, più in generale, un CRM che dialoga con GA e lo aggiorna su quando un prospect diventa customer, anche attraverso altri mezzi (pensiamo al call center…).

Come se non bastasse, hanno annunciato anche le Dimensioni e le Metriche personalizzate, cioè una delle ultime feature che separavano GA dai grandi nomi della web analytics Webtrends e Adobe; sono un’evoluzione delle Variabili personalizzate. Non basta? ok, si potranno anche IMPORTARE dei csv per ampliare le dimensioni, in un processo che in inglese suona “dimension widening” e che voglio vedere come avranno il coraggio di tradurre. L’esempio nel post di Justin è esemplare:

state tracciando la vendita di libri, voi passate a GA il codice ISBN, e poi con comodo attraverso un csv importare nome autore, data pubblicazione e altri dati. Potrete legare le metriche di Analytics a tutti questi dati, senza bisogno di farlo al momento della collezione dei dati, quindi via codice.

Tutto questo nella prima ora e mezza di summit, che dura due giorni. Sopravviveremo? 😀


Sep 03 2012

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Nel frattempo: shortcut e comparazione temporale

autore: Marco Cilia categoria: report

Dicevo giustamente nello scorso post “riuscirà il team di Google Analytics a stare buono buonino una settimana?”
evidentemente no! mentre ero in ferie ci sono state due novità, che vado adesso ad illustrare con il dovuto ritardo:

comparazione temporale:
Quando adesso si seleziona “confronta con” nell’intervallo di date è disponibile un menu a tendina con tre opzioni: personalizzato, periodo precedente e anno precedente. Il primo ci permette di selezionare manualmente le date, il secondo attiva il confronto con il periodo precedente, come è stato fino ad ora, e il terzo attiva il confronto con il medesimo periodo dell’anno precedente. Soprattutto l’ultima è molto comoda, specie per rapidi check al volo.

scorciatoie:
Le piccole cose che fanno grande questo prodotto! Quante volte in vita vostra avete maledetto l’assenza di un’opzione per salvare le decine di configurazioni che avete fatto per arrivare ad un certo report? scelgo il report, passo alla scheda e-commerce, metto un filtro alla tabella, applico due segmenti, seleziono la visualizzazione a torta, cambio l’ordine di una colonna. Me lo ricorderò la prossima volta?
Da adesso non c’è più problema: nella barra grigia in alto c’è un nuovo pulsanteScorciatoia – che permette di salvare la visualizzazione così com’è (escluso il periodo temporale, naturalmente). Lo premo e il mio report finisce in un’area della Home che si chiama Collegamenti: posso dargli un nome mnemonico e riaprirlo così come l’ho salvato quando voglio. Un notevole risparmio di tempo, e una modifica piccola ma che nel lungo periodo può far risparmiare ore di lavoro!


Jun 13 2012

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Colonna “accessi” nel report dei contenuti

autore: Marco Cilia categoria: generale

Da qualche giorno nel report delle pagine principali, all’interno della sezione dei contenuti, è comparsa la colonna delle metriche ACCESSI. In realtà è equivalente a dire visite, ma siccome è riferito alle landing page lo chiamano così. Il problema è che in realtà non siamo nel report delle landing pages, delle pagine di destinazione, ma nel report dei contenuti. E quindi?

E quindi questa è la risposta sbagliata ad un problema che esiste da sempre: la frequenza di rimbalzo nel report dei contenuti non è riferita al numero di pagine viste di ogni pagina, ma al numero di volte in cui quella pagina è stata la prima di ogni visita; una landing page, appunto. Questa cosa l’avevo già evidenziata tempo fa, auspicando che la metrica “frequenza di rimbalzo” fosse rimossa da quel report; l’unico posto sensato in cui guardare la frequenza di rimbalzo è infatti il report delle landing page.

Il team di Google invece ha deciso di perseguire la strada contrario, mettendo la metrica accessi nel report dei contenuti: esattamente l’opposto di quanto sperato. Per fortuna si può sempre ovviare con un custom report…


May 26 2012

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Limiti assoluti di Google Analytics

autore: Marco Cilia categoria: generale

Sono incappato in un interessante post su customreportsharing.com: quali sono i limiti assoluti, intesi come imposti dalla piattaforma o dagli ingegneri di Google, di Analytics? Ecco le risposte che sono uscite fuori:

100 account (200 per gli account certificati, qualsiasi cosa voglia dire)
50 profili per account

500 richieste alla gif per sessione
10 richieste massime in 5 secondi
5 variabili custom per ogni richiesta (ma sono 50 per GA Premium)

256 caratteri nei filtri di visualizzazione
4 segmenti avanzati massimi contemporaneamente (sono 8 solo col confronto temporale)
5 tab per ogni custom report
5 gruppi di metriche per custom report
5 dimensioni annidate per custom report
5 filtri per ogni custom report
10 metriche per ogni gruppo di metriche nei custom report
50 caratteri massimi per il nome di un custom report, per il nome di un gruppo di metriche, per il nome di una tab
500 il numero massimo di righe esportabili per ogni report (ma esiste un trucco e lo sappiamo)

80 è invece il massimo numero di caratteri nel nome di un alert personalizzato

256 caratteri massimo per il nome di un GOAL
20 goal per profilo
5 gruppi di goal per profilo
5 goal per gruppo
10 passaggi al massimo per ogni funnel che precede un GOAL
99999999999999999999999999999999 è invece il valore massimo che si può attribuire a un GOAL 🙂

sembrerebbe non esistere, o non è stato trovato, un limite alle condizioni che si possono impostare nella definizione di un segmento avanzato

12 widget per ogni dashboard
(20 dashboard per profilo, ne sono quasi certo anche se non è elencato nel post)
65536 caratteri massimi nel nome di una dashboard

50000 visite al giorno (in realtà non è un limite, ovviamente: l’help dice che se si inviano più di 50000 visite al giorno si perde l’elaborazione delle informazioni continua ed essa viene fatta una volta al giorno, alle 12:00 UTC (le 2 del mattino pomeriggio in Italia), e il processo dura circa 10 ore)
10 milioni di hits alla gif al mese – PER ACCOUNT

50000 richieste al giorno per ogni progetto che usa le API
10 query al secondo per IP
4 richieste contemporanee dallo stesso IP
non più di 10 richieste al secondo per IP per TUTTE le Google API insieme
10000 richieste al giorno per profilo
10 richieste contemporanee per profilo

Mancano ancora informazioni circa il numero massimo di custom report, di categorie di custom report, di alert per profilo e di utenti cui può essere dato accesso a un profilo. Per cui se siete incorsi in qualcuno di questi limiti, segnalatelo!


May 22 2012

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L’oceano atlantico nel report real-time

autore: Marco Cilia categoria: real-time

Quanti di voi, guardando il report in tempo reale, si sono domandati da quale isola o barca provengono quelle visite che si vedono al largo delle coste tra la Nigeria e il Gabon? In effetti è vicino all’isola di Sant’Elena, e ad Ascensione, ma non corrisponde a nessuna delle due. Non è nemmeno Sao Tomé. Non si tratta di una piattaforma petrolifera, dalla quale tramite una connessione satellitare stanno visitando il vostro sito, e non si tratta nemmeno di una nave.

Siccome è un fenomeno che ho rilevato su moltissimi profili, ho sempre saputo che si trattasse di un errore di Google Analytics, ma non ho mai riflettuto abbastanza sul perché si presentasse. La risposta me l’ha data qualche tempo fa Alessandro Sinigaglia, con il quale si stavano guardando i report in tempo reale. “E’ la coordinata 0,0” mi fa, come se fosse la cosa più naturale del mondo. E ovviamente ha ragione. Il perché questo accada, con precisione non lo so tutt’ora: ma so che quando arriva una visita per capire da dove essa provenga Analytics guarda l’indirizzo IP e consulta il suo enorme geodatabase.
Per fare questa operazione nei “normali” tempi di elaborazione dei report impiega il tempo che ci vuole, per farla nei report real-time ha ovviamente molto meno tempo a disposizione, perché la visita deve essere mostrata subito all’utente: se per qualche motivo l’operazione non riesce, mi sono fatto l’idea che piuttosto che ritentare GA preferisca andare avanti, e gli assegni le coordinate di default 0,0, che poi la mappa mostra e visualizza correttamente.

Infatti per gli stessi report in cui si verifica il fenomeno non rilevo poi visite da Nigeria e paesi limitrofi, segno che si tratta solo di un problema col geocoder del real-time 🙂


May 15 2012

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Cosa sono le “impostazioni sociali”?

autore: Marco Cilia categoria: social

Escludendo i social-plugin, che richiedono un settaggio apposito sul sito, il bello dei nuovi report sociali è che si attivano da soli, senza bisogno di fare nulla. Nessuna azione è richiesta all’utente, e la magia si compie da sé. E allora che cosa è e a cosa serve quella tab che si vede accedendo all’Amministrazione di un profilo, quella tab chiamata IMPOSTAZIONI SOCIALI e che riporto nell’immagine in apertura?

Si tratta di una serie di campi (se ne possono aggiungere tramite il pulsante + posto alla destra del form) che permettono di AGGIUNGERE altre fonti da considerare nei social report. Cioè di URL che contengono contenuti sociali relativi al nostro sito. L’esempio che fa Google Analytics calza a pennello: il nostro canale youtube contiene sicuramente delle attività sociali, quindi è giusto farlo confluire nei report sociali. Ci sono però due cose da tenere a mente:

  1. molto importante: come sottolineato anche dalla schermata di configurazione, se si inserisce uno o più URL in quel campo è necessario anche riportare l’indirizzo del sito tracciato. Questo perché per impostazione predefinita i report sociali tracciano il sito impostato nel profilo di GA, ma se andiamo a toccare questo settaggio allora lui vuole la lista completa degli URL; mi sembra abbastanza assurdo, ma al momento è così.
  2. secondariamente: non immaginatevi di trasformare quei report in uno strumento di analisi della concorrenza. Non è che inserendo qualsiasi url i report sociali si popoleranno con i dati delle condivisioni e delle citazioni di quell’URL! ci ho sperato per un secondo anche io (ho provato a vedere cosa si diceva del sito nasa.gov 🙂 ), ma evidentemente non è così. L’help ufficiale ci viene in aiuto e recita “Activities data is only shown for properties from which your domain has received hits. (I dati delle attività vengono mostrati solo per le proprietà web dalle quali il vostro dominio ha ricevuto visite).

Vi eravate accorti di questa possibilità?