Sep 21 2009

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GA per SEO: tracciare il posizionamento II

autore: Marco Cilia categoria: filtri

André Scholten ha scritto su yoast.com un aggiornamento del suo metodo per tracciare il posizionamento delle parole chiave nelle SERP (le pagine dei risultati) di Google. E per me è doveroso darvene comunicazione, in modo che anche voi possiate fare le relative modifiche, se avevate letto soltanto il mio post relativo. L’aggiornamento è necessario perché Google sta introducendo un nuovo url delle SERP che veicolano traffico verso i siti, basato su tecnologia AJAX, che riporta come informazione aggiuntiva anche la posizione del link al momento del click.

Nel caso in cui stiate mettendo il piedi il metodo per la prima volta, vi ricordo che è necessario creare un profilo-copia, perché i primi due filtri sono distruttivi nei confronti di tutto il traffico che non proviene da Google organico. Una volta fatto il nuovo profilo-clone, si possono creare e applicare i primi due filtri descritti nel vecchio post (Ranking 1 e Ranking 2), e dopo aggiungere il terzo

Ranking 3:
filtro personalizzato – avanzato
campo A -> estrai A: Termine della campagna (.*)
campo B -> estrai B: Referral (\?|&)cd=([^&]*)
Output in -> Constructor: Definito dall’utente $A1 (posizione: $B2)
Campo A obbligatorio: si
Campo B obbligatorio: si
Sostituisci campo di output: si
maiuscole/minuscole: no

(che in realtà noi conosciamo già, ve l’ho descritto in questo post).
Questi tre filtri insieme mostrano il posizionamento, e la cosa vale per tutti coloro che cliccano un risultato dopo aver fatto una ricerca su un datacenter che è già stato aggiornato. Le SERP che implementano il cosiddetto “universal search” non sono da meno. Nel post su yoast, André fa l’esempio di una ricerca per “pizza Amsterdam”, la cui parte superiore della pagina dei risultati è monopolizzata da una mappa e dai risultati del Local Business Center. Un eventuale click sul primo risultato “classico” porterà come posizione 11, e non 1, perché Google li elenca così (è una cosa che avevamo già trattato parlando del tracciamento delle immagini nelle SERP).

Discorso inverso invece per i sitelink, che inviano un numero compreso tra 1 e 8 a seconda della posizione in cui si trovano all’interno della voce che li contiene. Se siete fortemente interessati ai sitelink, André propone di creare un ulteriore profilo-copia, applicare i tre filtri menzionati sopra, e di aggiungerne uno (che si chiama erronamente Ranking 5 solo perché era presente un quarto filtro eliminato dopo alcuni commenti di attenti lettori):

Ranking 5:
filtro personalizzato – includi
Campo filtro: Referral
Pattern filtro: oi=(oneline_sitelinks|smap)

oneline_sitelinks sono i sitelink su una riga, smap quelli “classici” su due colonne. Includendo questo filtro gli unici risultati che vengono mostrati nel profilo sono quelli relativi ai sitelink, pertanto vi permette di fare accurate analisi su quali e quanto essi vengano cliccati.

Come chicca finale – che non conoscevo – André dice che le ricerche fatte sulle declinazioni nazionali di Google (quindi tutte le versioni tranne google.com) hanno un ulteriore parametro meta= che indica quale tra le tre scelte è stata fatta dal navigatore sulle opzioni “Cerca: nel web, pagine in italiano, pagine provenienti da: Italia”

tre_opzioni

Creando l’ennesimo profilo-clone ed applicando il filtro

Web/Lingua/Paese
filtro personalizzato – avanzato
campo A -> estrai A: Referral (\?|&)meta=([^&]*)
Output in -> Definito dall’utente $A2

avrete anche la possibilità di capire in che percentuale vengono usate quelle tre opzioni per arrivare al vostro sito. Avete visto a quante domande si può dare risposta con Google Analytics? 😉


Aug 14 2009

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-98% di visite ed essere felici

autore: Marco Cilia categoria: generale

drastico-calo

Chi sarebbe contento di avere un grafico come quello sopra? ci tengo a precisare che la linea dopo il calo non è a zero (sito scomparso o codice di monitoraggio assente), ma la curva è talmente schiacciata dai numeri precedenti che anche 500 visite sembrano non esistere.

La persona che mi ha sottoposto il caso però, dopo che gli ho diagnosticato il problema e la cura che ha ridotto del 98% le sue visite, era più contenta di prima; il motivo? quelle visite non erano le sue!
E’ successo infatti che un grosso sito – anzi una serie di grossi siti facenti capo ad uno stesso webmaster – ha copiato il suo codice di monitoraggio nelle proprie trafficatissime pagine, inviando i dati a lui invece di vederli nel proprio account Google Analytics.

Chiaramente questo è un caso esagerato e di facile diagnosi, ma mi serve per farvi comprendere quanto sia importante assicurarsi della qualità dei dati in ingresso. Se invece che un grosso network a copiare il codice di monitoraggio fosse stato un sito di dimensione poco inferiore a quella del mio amico, lui avrebbe notato un incremento non molto marcato e avrebbe potuto scambiarlo per traffico qualificato.

Il modo più veloce per accorgersi di un problema simile è guardare il report visitatori -> proprietà rete -> nomi host, che indica da quale dominio provengono i dati che vedere nei report di GA. Il modo più veloce per risolverlo, a parte contattare il webmaster e far rimuovere il vostro codice, è impostare un filtro che faccia accettare a GA solo i dati provenienti dal vostro host.

Infine questo piccolo case-history ci può far riflettere su due cose:

  1. dare un’occhiata alle statistiche tutte le mattine (o almeno un giorno si e uno no) non costa molto tempo e permette spesso di diagnosticare velocemente eventuali problemi. Tanto più che potete mettere nei preferiti l’indirizzo della dashboard di un profilo ed andarci direttamente, se siete già loggati su un qualsiasi servizio Google (Gmail, ad esempio)
  2. controllare pertinenza dei dati che arrivano a GA è una cosa da fare con regolarità. Uno degli assiomi fondamentali della web analytics è il motto inglese “garbage in, garbage out”. Se i dati in ingresso sono spazzatura, non c’è software di analisi che tenga: i dati in uscita saranno per la maggior parte spazzatura. I software, vale la pena di ricordarlo, sono come scatole più o meno chiuse, che effettuano trasformazioni sui dati. E trattandosi di programmi, che girano su computer, non mentono a patto che non siano stati fatti errori nella scrittura del codice. Ma di sicuro non possono nemmeno accorgersi da soli se i dati che gli fornite da elaborare siano o no i vostri.

Jul 29 2009

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Risultati illustrati come sorgente separata e con keyword

autore: Marco Cilia categoria: filtri

Qualche giorno fa mi ha scritto Maurizio Petrone con una domanda insolita, almeno per me: ha modificato un metodo noto per tracciare le ricerche Universal Search di Google per tenere conto solo dei click effettuati sulle immagini, ovvero quelli che Google stessa indica come “risultati illustrati” (vedi immagine sotto)

risultati-illustrati

Dico “domanda insolita” perché io non ho mai avuto un sito di foto come cliente, quindi non mi sono mai posto questo tipo di problema che invece è del tutto lecito. Guardando gli url di destinazione dei click (che sono poi i referrer dei siti monitorati con Google Analytics), per la ricerca “montagna” – sul mio browser e in questo momento, ma la sostanza non cambia – i risultati illustrati per una foto puntano a questo indirizzo

http://www.google.it/imgres?imgurl=http://agenda.filastrocche.it/wp-content/uploads/2008/09/montagna.jpg&imgrefurl=http://agenda.filastrocche.it/%3Fp%3D1849&h=600&w=800&sz=166&tbnid=Gvcrgtm0c9eaFM:&tbnh=107&tbnw=143&prev=/images%3Fq%3Dmontagna&hl=it&usg=__ePp09iMbJpQU99vjyP6TqM79NC4=&ei=2QdwSv6CJaGwnQPn-9G5Bw&sa=X&oi=image_result&resnum=5&ct=image

mentre i risultati di Google Immagini per la stessa keyword, e per la stessa immagine di destinazione, puntano invece a

http://images.google.it/imgres?imgurl=http://agenda.filastrocche.it/wp-content/uploads/2008/09/montagna.jpg&imgrefurl=http://agenda.filastrocche.it/%3Fp%3D1849&usg=__1RZ-MlgZ2o5X1eCCBAZnKb73aLg=&h=600&w=800&sz=166&hl=it&start=5&sig2=wSQ01ux59X1UE3WRa7VRUA&um=1&tbnid=Gvcrgtm0c9eaFM:&tbnh=107&tbnw=143&prev=/images%3Fq%3Dmontagna%26hl%3Dit%26safe%3Dactive%26rlz%3D1B3GGGL_it___IT259%26sa%3DN%26um%3D1&ei=IwpwSvunIcf0_AbX25SjCQ

tralasciando il dominio di provenienza (www.google.it piuttosto che images.google.it) potete vedere che le informazioni passate sono leggermente differenti. L’esigenza di Maurizio e di Globopix quindi è chiara, e lecita.

Quello che ci serve quindi è estrarre la keyword usata per la ricerca, cambiare il mezzo di provenienza e la fonte dell’accesso. Servono tre filtri per fare queste operazioni (hey, Google, a quando i filtri con output su più campi? 😉 ), e precisamente:

Risultati illustrati – cambia sorgente
Filtro personalizzato, avanzato
Campo A -> Estrai A -> Referral -> (.*)oi=image(.*)
Campo B -> Estrai B -> Referral -> prev=/images%3Fq%3D([^&]*)
Output in -> Constructor -> Sorgente campagna -> Google (risultati illustrati)
Campo A: Obbligatorio
Campo B: Obbligatorio
Sostituisci campo output: SI

Risultati illustrati – estrai keyword
Filtro personalizzato, avanzato
Campo A -> Estrai A -> Referral -> (.*)oi=image(.*)
Campo B -> Estrai B -> Referral -> prev=/images%3Fq%3D([^&]*)
Output in -> Constructor -> Termine della campagna -> $B1
Campo A: Obbligatorio
Campo B: Obbligatorio
Sostituisci campo output: SI

Risultati illustrati – cambia mezzo
Filtro personalizzato, avanzato
Campo A -> Estrai A -> Referral -> (.*)oi=image(.*)
Campo B -> Estrai B -> Referral -> prev=/images%3Fq%3D([^&]*)
Output in -> Constructor -> Mezzo della campagna -> Organic
Campo A: Obbligatorio
Campo B: Obbligatorio
Sostituisci campo output: SI

Questi tre filtri applicati a un profilo inseriranno una nuova riga tra le sorgenti di traffico, che potrà poi essere segmentata per parola chiave. Il lato negativo è che le frasi di ricerca composte da due o più termini, ad esempio “mare genova” vengono codificate nel referral tramite il carattere ASCII esadecimale %2B, equivalente al segno più (quindi mare%2Bgenova). Poiché un filtro cerca e sostituisci che tenti di cambiare qualsiasi cosa con uno spazio non si può fare, o lo cambiate esplicitamente con un + o lo tenete così. Non si può avere tutto 🙂 (o meglio, si può a patto di modificare tramite javascript il referrer PRIMA di inviarlo a Google Analytics, ma la cosa esula da questo articolo).

Una cosa interessante che ho notato è che nel referrer è presente anche l’indicazione della posizione dell’immagine cliccata. Nell’immagine qui sopra, cliccando per esempio l’ultima immagine il parametro resnum sarà impostato a 6: modificando il filtro risultati illustrati – estrai keyword in questo modo:

Risultati illustrati – estrai keyword e posizione
Filtro personalizzato, avanzato
Campo A -> Estrai A -> Referral -> (.*)oi=image(.*)
Campo B -> Estrai B -> Referral -> prev=/images%3Fq%3D([^&]*)(.*)resnum=([^&]*)
Output in -> Constructor -> Termine della campagna -> $B1 (pos: $B3)
Campo A: Obbligatorio
Campo B: Obbligatorio
Sostituisci campo output: SI

avremo anche la posizione dell’immagine nella SERP al momento del click 🙂


Jun 23 2009

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Keep it simple

autore: Marco Cilia categoria: filtri

Bruno Munari
Keep it simple, stupid è una locuzione anglosassone che viene spesso indicata tramite il suo acronimo K.I.S.S. e significa “falla semplice, stupido”. Viene spesso associata al mondo dell’informatica, dove il grado di complicazione tende a salire molto velocemente e dove esistono sempre soluzioni e accorgimenti che, con molto lavoro in più, riescono a fare quello che ci prefiggiamo.

Bruno Munari, che di informatica penso ne sapesse ben poco, diceva in un suo celebre scritto:

Complicare è facile, semplificare è difficile. Per complicare basta aggiungere, tutto quello che si vuole: colori, forme, azioni, decorazioni, personaggi, ambienti pieni di cose. Tutti sono capaci di complicare. Pochi sono capaci di semplificare.
Piero Angela ha detto un giorno è difficile essere facili. Per semplificare bisogna togliere, e per togliere bisogna sapere cosa togliere

e questa è la frase che riporto sempre quando parlo con qualcuno delle famigerate regular expression di Google Analytics. Prendiamo questo caso reale dal forum di assistenza inglese:

Filter: Exclude traffic from IP addresses in the range of 1 to 9 and 11 to 255.
Filter design: ^(25[0-5]|2[0-4][0-9]|1[0-9][0-9]|[2-9][0-9]|1[1-9]|[0-9])\.
Result in Google: 0 page views.

Che gli IP possibili sono solo 256 (da 0 a 255) spero sia chiaro anche all’autore, altrimenti serve un ripassino di base sulla tecnica di internet, e non ha senso lanciarsi a fare un filtro senza sapere cosa e come si deve filtrare. Ora, assunto che la regola sia chiara, perché mai fare un filtro complicato per escludere tutti gli IP da 1 a 9 e da 11 a 255?

Fai un filtro che include solo 0 o 10! eccolo:
(0|10)
🙂


Apr 20 2009

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Mostra il ranking del sito nei tuoi rapporti

autore: Marco Cilia categoria: filtri

Non appena si è diffusa la voce che Google sta modificando le informazioni passate nei referrer delle ricerche (si veda anche Alessio Semoli) sono fioccate le supposizioni su cosa significhino i nuovi parametri che vengono inviati. Secondo la versione che va per la maggiore, il parametro cd= conterrebbe la posizione del nostro sito nelle pagine dei risultati del motore, consentendo di conoscere il posizionamento del sito per ogni chiave ricercata (e cliccata) dagli utenti.

Mi sono subito messo a scrivere un filtro per mostrare questa importante informazione nei report, ma mentre ero ancora nella fase di affinamento della regular expression (e bloccato soprattutto dal fatto che non ho ancora trovato un referrer “nuovo”) sul sito websharedesign.com è apparso il filtro fatto e finito. Diamo quindi a Cesare quel che è di Cesare, perché intanto stavo percorrendo la stessa strada ma ero solo leggermente più indietro.

Il filtro è di tipo personalizzato/avanzato, e ha i seguenti parametri:

Campo A -> Estrai A: Termine della campagna – (.*)
Campo B -> Estrai B: Referral – (\?|&)(cd)=([^&]*)
Output in -> Constructor: Termine della campagna – $A1 ($B2)
Campo A obbligatorio: SI
Campo B obbligatorio: SI
Sovrascrivi campo di output: SI
Maiuscole/minuscole: NO

Questo filtro presuppone che non abbiate campagne Adwords, e se le avete dovrete applicare un’altra procedura in due step.

Il mio consiglio è quello di testare il filtro su un profilo-copia per due motivi: il primo è il solito, ovvero evitare di distruggere dati di produzione ed essere sicuri che il filtro funzioni adeguatamente; il secondo è una domanda che ho postato nei commenti e che al momento è in moderazione: secondo me questo filtro porta ad una disaggregazione delle keyword di ingresso; se prima la keyword “hotel roma” era unica, applicando il filtro potremmo trovarci ad avere sia “hotel roma (5)” che “hotel roma (8)”, poiché è variata la posizione in SERP del nostro sito su una determinata parola chiave. In settori molto competitivi, come ad esempio il turismo, questo potrebbe portare ad avere risultati molto frammentati e la necessità di riaggregare in fase di analisi dati che lo erano già in origine prima di applicare il filtro.

Inoltre, come noto, gli utenti che fanno ricerche mentre sono loggati ad un Google Account visualizzano risultati differenti e personalizzati rispetto a chi non lo è (Google infatti mostra più in alto risultati che abbiamo già cliccato in passato): il rischio è che vi siano una moltitudine di parametri cd= differenti per query uguali, a prescindere dalla reale posizione nelle pagine dei risultati.

Concludo dicendo due cose: la prima è che il nuovo referrer è ancora in “fase sperimentale”, cioè ha iniziato ad essere inviato solo da alcuni server, e probabilmente ci vorrà ancora del tempo prima di vederlo all’opera (ovvero il filtro potrebbe non fornire nessun risultato anche se corretto). La seconda è che, naturalmente, siccome stavo lavorando su un mio filtro analogo non ho testato questo. Prendete la segnalazione così com’è 🙂


Apr 02 2009

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Raggruppare i domini delle webmail

autore: Marco Cilia categoria: filtri

Se il vostro sito offre una funzione di invio degli articoli per email, ha una newsletter o semplicemente i vostri lettori usano segnalare pagine ad altre persone utilizzando la mail, è probabile che guardando il report “tutte le sorgenti di traffico” dentro a Google Analytics abbiate molte righe del genere:

wmail-new.libero.it / referral
webmailcommunicator.alice.it / referral
mail.google.com / referral
mail.tiscali.it / referral
it.mg40.mail.yahoo.com / referral
fastmail.fastwebnet.it / referral
it.mg41.mail.yahoo.com / referral
it.mc236.mail.yahoo.com / referral
co109w.col109.mail.live.com / referral
it.mc238.mail.yahoo.com / referral
co115w.col115.mail.live.com / referral
it.mc279.mail.yahoo.com / referral
by110w.bay110.mail.live.com / referral
by111w.bay111.mail.live.com / referral
by104w.bay104.mail.live.com / referral
webmail.interfree.it / referral

questo accade perché le webmail, specialmente quelle dei grandi provider che ne gestiscono decine di migliaia, risiedono su differenti server, e generano di conseguenza referrer differenti. Per ovviare a questo problema il blog francese wagablog.com propone un filtro avanzato di riscrittura, che permette di raggruppare le visite da uno stesso provider di posta elettronica.
Il filtro prende come campo A il “sorgente campagna” con espressione regolare:

mail(.*)\.(.*)\..{2,4}

Il campo B non è necessario.
L’output (il constructor) è lo stesso campo “sorgente campagna” con espressione:

webmail - $A2

In pratica effettua una sovrascrittura del campo eliminando le parti superflue, come il nome esatto del server della webmail. Non ho testato il filtro in sé, ma ho fatto parecchie prove con il mio programma preferito di test delle espressioni regolari, verificando che la regex è buona e funziona per bene anche con i provider italiani. Per i più curiosi, l’espressione regolare guarda dove vi sia scritto “mail” nel dominio, e raggruppa qualsiasi cosa vi sia da lì fino al dominio primario memorizzandolo dentro alla variabile $A1. Il dominio (con esclusione dell’estensione) viene estrapolato e memorizzato nella variabile $A2, che è poi quella che viene mostrata nei report.


Mar 05 2009

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Filtri con campi obbligatori

autore: Marco Cilia categoria: filtri

Se avete un account Adwords collegato a quello di Analytics è probabile che abbiate sentito parlare del famoso doppio filtro per avere le chiavi cercate invece di quelle acquistate. Le istruzioni per creare il filtro sono in questo post su semvironment, e una discussione sull’argomento è sul forum Seonida.
Non mi dilungo sul filtro perché non è oggetto di questo post.

Una domanda che mi è stata fatta ieri è questa:

Il Campo A del filtro personalizzato del primo passo di estrazione delle chiavi cercate, tira fuori dal Referral la sequenza (\?|&)(q|p|qs|_nkw)=([^&]*)

Il Campo B tira fuori dal Mezzo della Campagna cpc|ppc
L’output finisce in Campo personalizzato 1, con la stringa $A3

Ma allora, il campo B a che serve, visto che nel campo personalizzato 1 non si prende il considerazione?

La risposta sta in questa immagine, presa dal post di semvironment

Il campo B in effetti guarda dentro al mezzo della campagna e capisce se questo mezzo è cost per clic o pay per clic, ma non fa altro. L’output di quella parte di filtro non solo non viene estratto, ma non verrebbe nemmeno salvato per un uso successivo nè trascritto in un altro campo. A tutti gli effetti quello è un campo che potremmo definire “di controllo“, poiché è un campo obbligatorio ma non genera un output. Se però la condizione non è soddisfatta, se l’output fosse vuoto, il filtro non agirebbe, perché appunto l’impostazione è “campo B obbligatorio”.

Nello specifico un controllo sul solo referrer non è sufficiente, perché non è affatto scontato che il referrer (un qualsiasi referrer) non contenga almeno un parametro tra q, p e qs. Più difficile, ma non impossibile, _nkv…
Il campo B quindi serve solo ed esclusivamente a prevenire che un referrer con uno di quei parametri possa mettere erroneamente in azione il filtro.


Feb 06 2009

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SEO report in Google Analytics

autore: Marco Cilia categoria: report

Mi rendo conto che ultimamente fungo quasi solo da segnalatore di post altrui, ma tant’è spero che siano comunque cose che possano interessare. In questo caso sul prolifico YOAST Reinout Wolfert ha scritto un post con un report specificatamente pensato per i SEO, ovvero un report con una comparazione grafica tra le visite totali, quelle provenienti dalla prima pagina di google e tutte le altre.

Niente di trascendentale (gran parte del lavoro è basato sul famoso post di André Scholten, poi migliorato da Damon Gudaitis), ma comunque una risorsa utile. E’ interessante notare che negli screenshot postati il totale delle visite provenienti dalla somma di tutte le pagine dei risultati di Google superiori alla prima è di gran lunga inferiore al totale delle visite provenienti dalla prima pagina. C’è da lavorare molto sulla coda lunga 🙂

seo reports by yoast.com


Jan 22 2009

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Migliorare il tracciamento SEO

autore: Marco Cilia categoria: filtri

Il post precedente ha riscosso un certo interesse nel mondo dei SEO e di chi fa web analytics. Una delle critiche più grandi mosse al metodo riportato è che non è molto chiaro che start=30 non significa pagina 30, ma pagina 2. Per questo motivo Damon Gudaitis ha scritto alcuni altri filtri per sistemare la cosa. Purtroppo il grado di complicazione introdotto non giustifica sempre lo sforzo richiesto, per cui il mio consiglio è di procedere solo se non siete soddisfatti del metodo precedente e se leggendo questo post avrete tutto chiaro.

Il “metodo Damon” estende il tracking anche a Yahoo e MSN. Vi traduco le istruzioni step-by-step, da applicare naturalmente sempre ad un profilo copia:

Filtrare solo il traffico organico:

  1. selezionare la gestione filtri dalla schermata principale
  2. cliccare su aggiungi filtro
  3. assegnare al filtro il nome Traffico Organico
  4. scegliere filtro personalizzato dal menu a tendina e selezionare includi
  5. nel Campo filtro selezionare Mezzo della Campagna
  6. nel Pattern filtro inserire organic
  7. applicare il filtro al profilo-copia desiderato
  8. salvare le modifiche

Restringere il profilo a Google, Yahoo e MSN:

  1. cliccare aggiungi filtro
  2. assegnare al filtro il nome Visitatori da motori di ricerca
  3. scegliere filtro personalizzato dal menu a tendina e selezionare includi
  4. nel campo filtro selezionare Referral
  5. nel Pattern filtro inserire (google|yahoo|msn|live)\.[a-z]+
  6. assegnare il filtro al profilo-copia desiderato
  7. salvare le modifiche

Estrarre le informazioni desiderate dalle SERP di riferimento:

  1. cliccare aggiungi filtro
  2. assegnare al filtro il nome Search Ranking
  3. scegliere filtro personalizzato dal menu a tendina e selezionare avanzato
  4. Campo A -> Estrai A, selezionare Termine Campagna e inserire (.*)
  5. Campo B -> Estrai B, selezionare Referral e inserire (\?|&)(start|first|b)=([^&]*)
  6. Output in -> Constructor, selezionare Definito dall’utente e inserire $A1 | pagina: $B3
  7. applicare il filtro al profilo-copia desiderato
  8. salvare le modifiche

Formattare correttamente la pagina 1:

  1. cliccare aggiungi filtro
  2. assegnare al filtro il nome Pagina 1
  3. scegliere filtro personalizzato dal menu a tendina, poi selezionare Cerca e sostituisci
  4. Campo filtro, selezionare Definito dall’utente. Cerca stringa, scrivere pagina:$
  5. Sostituisci stringa, scrivere pagina: 1
  6. applicare il filtro al profilo-copia desiderato
  7. salvare le modifiche

Formattare correttamente le pagine 2,3, eccetera:
[la ragione per cui le espressioni regolari comprendono 10 e 11, ad esempio, è che Google fa iniziare pagina 2 dal risultato #10, Yahoo e MSN invece dal risultato #11]

  1. per ogni pagina che si vuole tracciare, cliccare aggiungi filtro
  2. assegnare al filtro il nome Pagina 2 (o 3, 4, eccetera…)
  3. scegliere filtro personalizzato dal menu a tendina, poi selezionare Cerca e sostituisci
  4. Campo filtro, scegliere Definito dall’utente
  5. Cerca stringa, inserire pagina: 1[0-1]$ (o pagina: 2[0-1]$ per pagina 3, pagina: 3[0-1]$ per pagina 4 ecetera…)
  6. Sostituisci stringa, inserire pagina 2 (o pagina 3 eccetera…)
  7. applicare il filtro al profilo-copia desiderato
  8. salvare le modifiche

Ordine dei filtri:
Mai come in questo caso l’ordine dei filtri è importante; i filtri che riformattano i numeri di pagina vanno in rigoroso ordine numerico crescente, pena il caos.
L’ordine dei filtri funzionante è questo:

– Traffico Organico
– Visitatori da motori di ricerca
– Search Ranking
– Pagina 1
– Pagina 2
– Pagina 3, eccetera…

La soluzione non mi fa impazzire di gioia, se ricevete visite anche da pagina 12 delle SERP avrete bisogno di 12 filtri per riformattare correttamente i numeri di pagina, ma d’altronde i filtri cerca e sostituisci non sono così versatili da includere una regular expression unica che modifichi tutto. Se proprio sentite l’esigenza di avere i numeri di pagina corretti, questo è quel che dovete fare…


Jan 14 2009

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GA per SEO: tracciare il posizionamento

autore: Marco Cilia categoria: filtri

La primissima versione di Google Analytics aveva due viste predefinite sui dati, una più dedicata ai webmaster e una più dedicata al reparto marketing; questa differenziazione si è poi perduta con l’introduzione della versione 2.0. Per i SEO invece non c’è mai stato niente di esplicito, anche se tutti sappiamo quanto lo strumento possa essere utile a chi si occupa di ottimizzazione.
André Scholten, olandese, ha scritto sul suo blog e tradotto su Yoast.com un articolo interessante che permette di creare un profilo-copia in cui ogni keyword usata per arrivare al sito è accompagnata dal numero di pagina in cui era ospitata sulle SERP (pagine dei risultati dei motori).
In realtà si tratta di tre filtri, il terzo dei quali fa il grosso del lavoro mentre i primi due si occupano di ripulire il traffico da tutto quel che non sono visite provenienti da Google organico. Perciò eccovi i tre filtri (usateli in ordine, anche se l’unica cosa importante è che il tre venga dopo gli altri due):

Ranking 1
filtro personalizzato – includi
campo filtro: sorgente campagna
pattern filtro: google
maiuscole/minuscole: no

Ranking 2
filtro personalizzato – includi
campo filtro: mezzo della campagna
pattern filtro: organic
maiuscole/minuscole: no

Ranking 3:
filtro personalizzato – avanzato
campo A -> estrai A: Referral (\?|&)q=([^&]*)
campo B -> estrai B: Referral (\?|&)start=([^&]*)
Output in -> Constructor: Definito dall’utente $A2 (posizione: $B2)
Campo A obbligatorio: si
Campo B obbligatorio: no
Sostituisci campo di output: si
maiuscole/minuscole: no

in sostanza questo filtro prende il referral di una visita da una ricerca, come http://www.google.it/search?num=20&hl=it&lr=lang_it&pwst=1&q=tambu&start=20&sa=N ed estrae le due informazioni in neretto, ricostruendole nella forma keyword (posizione: numero) dentro al campo “definito dall’utente” del pannello visitatori. Se non compare nessun numero significa che la visita arriva da pagina 1. Posizione inoltre non consente di conoscere la posizione esatta del click, ma rappresenta il risultato minimo che compare sulla SERP. Per cui posizione 20 significa in pratica pagina 3, come potete verificare guardando un po’ gli indirizzi delle SERP di Google.

Così come sono i tre filtri funzionano solo per Google, con un po’ di modifiche ai filtri uno e due si possono intercettare anche Yahoo e Live Search e modificare poi il terzo filtro come indicato nel post.
Ho provato questa soluzione per qualche giorno e i risultati sono interessanti: sebbene la maggior parte delle visite arrivi da pagina uno, allargando un po’ l’orizzonte delle keyword si arrivano a scoprire anche visite di persone che sono arrivate a pagina 10 o oltre, visite che mi sento quindi di ritenere molto interessate (non scorro dieci pagine di risultati per cliccare poi “a caso”). Come sempre, se qualcosa è in grado di darci uno sguardo diverso sui dati, vale la pena di provarlo.