Dec 13 2024

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Aggiungere l’hostname al report landing pages

autore: categoria: codice di monitoraggio

A seconda del tipo di menu che avete scelto per il vostro Analytics potreste avere o meno il report “Landing Pages”; se non lo avete, niente paura, lo potete sempre tirare fuori dalla Libreria dei report e incastrarlo dove vi pare nel menu.

E’ un report piuttosto utile, introdotto successivamente al rilascio di GA4 e di chiara memoria “universalosa”: è un report con scope sessione, con metriche di sessione, utile a capire dove atterrano le visite e quanta revenue viene generata a partire dai diversi touchpoint di atterraggio degli utenti, in alcuni casi potendo suddividere facilmente gli intenti di acquisto (atterro su listing o pagine prodotto) da quelli un po’ più alti (atterro in home, o su pagine editoriali)…

Nel caso in cui il vostro tracking comprenda più domini – e abbiate fatto bene il cross-domain-tracking ovviamente – potrebbe essere utile aggiungere la dimensione secondariahostname” al report, magari per distinguere uno stesso url di pagina che è uguale su due domini diversi. Senza la dimensione secondaria infatti, i dati delle due pagine sarebbero fusi insieme.

Se avete già provato a fare questa operazione, però, potreste aver notato qualcosa di strano, e in particolare potreste aver notato url di pagine su hostname dove queste pagine… non esistono. Come se GA4 mischiasse male le pagine e i domini.

In effetti è proprio quello che fa, ma questa volta con un motivo che adesso illustriamo. Come abbiamo detto il report delle landing pages ha scope SESSIONE, ma la dimensione hostname invece ha scope EVENTO (si può verificare a seconda di come si sveglia Google: alcuni giorni è scritto direttamente nel menu a tendina della dimensione secondaria, altri giorni ci sono scritte le dimensioni con scope SESSION e USER, e quindi per esclusione le altre sono EVENT, oppure ci si rivolge a una fonte esterna ma solida: https://data.ga4spy.com/?parameter=hostname ). Sappiamo che è sempre male incrociare metriche e dimensioni con scope diversi, se non si sta attenti; o come direbbe il buon Egon Spengler: “MAI incrociare i flussi”

Quello che succede è che una riga singola, ipotizziamo la landing page /pippo con una sola sessione, quando viene accostata alla dimensione con scope evento “hostname” si moltiplica mostrando TUTTE le pagine di quella sessione, per cui avremo /pippo su hostname disney.it e /pippo su hostname gardaland.it, ANCHE SE LA PAGINA PIPPO NON ESISTE in quel dominio. Infatti il report ci sta dicendo “una sessione che è atterrata su pippo, è stata sul dominio disney e sul dominio gardaland (ma sempre su /pippo era atterrata)”, non ci sta dicendo “quelle pagine sono su quei domini” come invece faceva GA3 (che non incrociava i due scope e quindi mostrava solo le landing e i domini delle landing). Il conteggio delle sessioni infatti, per fortuna, rimane 1 anche se la somma delle due righe sarebbe 2.

E’ uno dei chiaroscuri di avere un sistema flessibile ad eventi, dove c’è libertà di incrocio ma dove è sempre necessario tenere alta l’attenzione perché gli errori possibili sono più alti di un sistema tutto sommato “chiuso” come GA3.

Più libertà = più attenzione.

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