Nov 14 2016

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Happy Birthday GA

autore: Marco Cilia categoria: generale

11 anni e non sentirli!
11 anni di Google Analytics, e se riguardiamo gli screenshot di allora è un misto di sorrisi e di orrore: ma come cavolo si faceva a fare analisi all’epoca?
Qualche settimana fa ho ritrovato su Facebook il post con cui annunciavo l’introduzione della dimensione secondaria, e con i colleghi sorridevamo… oggi che a volte mi maledico perché non c’è la dimensione terziaria, come cavolo si facevo a segmentare i dati? 😀

In ogni caso, 11 anni di prodotto che ha cambiato per sempre alcune vite, la mia sicuramente, e ha cambiato per sempre un’intera industry. E in alcuni casi – ma qui mi rendo conto che forse potrei anche esagerare – credo abbia cambiato per sempre un’intera azienda.

Non vi voglio propinare il solito giochino di dove saremo tra un anno, tanto ormai non lo so più nemmeno io. La legge di Moore in qualche forma esiste anche per i tool SaaS (software as a service) tipo Google Analytics, e quindi è abbastanza impossibile capire o sapere dove saremo tra un anno: sviluppi dello userID? altri tool nella suite360? measurement protocol avanzato o integrazioni native con più strumenti di CRM? booooooh!

Ma forse è proprio questo il bello di questo strumento: non sappiamo nulla di come sarà l’anno prossimo, cerchiamo di godercelo e di trarne il massimo adesso! 🙂


Nov 14 2015

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I primi dieci anni di Google Analytics

autore: Marco Cilia categoria: generale

Brian Clifton qualche giorno fa postava su G+ che il compleanno di GA era il 10 novembre. Gli ho detto – linkando il post ufficiale del 2005 sul blog Google – che era il 14, e lui ha modificato il post. Due giorni fa Paul Muret ha scritto che era il 12. Noi, come da tradizione (ecco il 2009, il 2010, il 2011, il 2012 l’ho saltato, il 2013, e l’anno scorso) festeggiamo rigorosamente il 14.

Mantenendo il paragone con il crescere di un bambino, questo è l’anno dell’esame di 5° elementare, il primo vero e grande esame nella vita scolastica. Invece di soffermarci sul passato e chiedere, come fanno tutti, quale è la feature più apprezzata mai introdotta, facciamo il contrario: quale feature vi immaginate introdurranno da qui a un anno? e quale invece da qui a tre anni (cioè quando finirà le medie 😀 )?

In ogni caso, nonostante i termini del contratto indichino che i dati possono essere cancellati dopo 24 mesi, ecco uno screen di un profilo che esiste dal primo giorno di vita di GA:

le prime hit di GA
prime-hit

10 anni di dati (click per ingrandire)
10-years-of-data


Dec 28 2012

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Report che non guarderete nel 2013: keywords

autore: Marco Cilia categoria: report

keywords-not-ptovided

Su questo blog nell’ultimo mese la percentuale di chiavi (not provided) è stata di oltre il 51% del totale delle visite (non il 51% delle keyword, il 51% delle visite): è sicuramente un blog di nicchia, che molto si presta ad essere navigato da utenti che stanno usufruendo di un servizio Google, e perciò magari non fa molto testo, ma il problema sta dilagando pressoché ovunque.

E questo perché praticamente ogni mese qualcuno abbraccia la filosofia del “veicolo le ricerche su Google in https”:
Firefox
Safari su iOS6
Google, per default
Chrome, anche per gli utenti non loggati (non ancora confermato, ma è in testing)

Pensare di passare tutto il sito in https solo per recuperare parte delle keyword (quelle dei non loggati che cercano su https) non porta il risultato sperato, si vedano i commenti a quel post di Giacomo Pelagatti, che aveva già fatto un test a suo tempo. Ha sicuramente degli altri vantaggi, ma non sana la situazione.

Per questo motivo non guardo quasi più quel report, perché le percentuali di visite delle keyword rimanenti sono talmente basse da essere inutili, mentre tutto il “succo” è affogato nel (not provided). Qualcuno ci vede una grande opportunità, anche dal punto di vista SEO, perché questo argomento aiuta a spostare il focus dal tradizionale “posizionamento secco” delle keyword al più giusto “conversion rate da motore di ricerca”, ma ciò non toglie che – ad esempio – per i siti che vivono di contenuti sapere se i propri articoli sono aderenti alle ricerche fatte è piuttosto importante.

Già che ci siamo vi dico anche perché tendo a smentire la possibilità che un domani Google possa far pagare per vedere le keyword:
1) indubbiamente non può sovvertire i protocolli http, quindi non può forzare il referrer quando si passa da https a http: in quel caso il referrer viene tolto sempre
2) AdWords non è la risposta, perché è in grado di “recuperare” solo le chiavi cercate associate ai click sugli annunci: quindi mi dice si la keyword cercata, ma questo ha poca o nessuna attinenza con un possibile click sul risultato organico (ammesso addirittura che il mio sito sia posizionato per la prima pagina organica dove appare il mio sito, beninteso)
3) Poter recuperare la keyword presuppone un meccanismo di collegamento Google Analytics <-> Webmaster Tools più integrato di adesso: ora le keyword ci vengono mostrate aggregate, troncate alle prime 1000, arrotondate. Con un eventuale “abbonamento” dovrebbero ridarcele singole, per visita, e puntuali. E questo vorrebbe dire che ogni visita dovrebbe poi essere in grado di risalire alla situazione presente al momento del click (esattamente come fa AdWords), quindi in poche parole significherebbe identificare ogni click organico con l’equivalente del parametro gclid che usa il sistema cpc. Secondo me è piuttosto infattibile.

[edit: aggiunto il link al blog di Martino Mosna, che peraltro ringrazio per avermi fatto scoprire il post di makeitrank con altre motivazioni a supporto del not provided]


Nov 14 2011

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E’ ora di andare a scuola, Google Analytics!

autore: Marco Cilia categoria: generale

Il tempo passa per tutti, software compresi, e anche quest’anno è venuto il momento di celebrare il compleanno di Google Analytics. Sono ormai passati sei anni esatti (al minuto, secondo l’ora dell’annuncio sul blog ufficiale) da quel 14 novembre 2005, e di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia.

Se fosse un bambino sarebbe ora di andare in prima elementare, di mettere da parte qualche gioco e iniziare a pensare di studiare seriamente per diventare il primo della classe; ma se fosse un bambino sarebbe anche parecchio – forse troppo – intelligente! 🙂


Oct 10 2011

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Il Google Analytics “percolato”

autore: Marco Cilia categoria: generale

Il “senno di poi” è una cosa fantastica, ti fa sembrare tutto così dannatamente facile e chiaro… adesso che qualcuno mi ha mostrato la via, mi batto il palmo in fronte ed esclamo “ma certo! perché non ci ho pensato io?” beh, in primo luogo perché non sono un SEO e non sono così addentro alle loro questioni tecniche, in secondo luogo perché non avevo ben chiara una cosa.
Ricapitoliamo: durante gli ultimi mesi ho detto più volte, nel blog, su twitter, per mail e a voce, che qualcosa era cambiato nell’infrastruttura di Google Analytics, qualcosa che rendeva il prodotto talmente performante da consentire agli ingegneri di rilasciare feature che un paio di anni fa ci saremmo semplicemente sognati. Pensate ai funnel multichannel, o ai report senza campionamento precisi fino alla milionesima riga di Google Analytics Premium, o anche soltanto alla funzione Real Time

Ebbene mi scrive Francesco Tinti, conosciuto in rete anche come MisterJinx, con una considerazione tanto breve quanto illuminante: “potrebbe essere stato caffeinato”. Per me, che appunto non faccio il SEO di mestiere ma comunque mi tengo informato, Caffeine era niente altro che un cambio di infrastruttura dell’indice delle ricerche che permetteva di avere risultati più “freschi” cioè indicizzati e disponibili in minore tempo rispetto a prima. Francesco però mi punta a questo articolo di The register, dove si parla di Google Percolator, cioè l’infrastruttura che sta sotto a Caffeine. Percolator – si legge nell’articolo – è una piattaforma per il processing incrementale dell’indice delle ricerche che rimpiazza MapReduce, che invece era un sistema da lanciare ciclicamente (in modo batch). In sostanza MapReduce faceva pochi grandi cambiamenti, mentre Percolator ne fa moltissimi piccoli e di continuo, risultando più veloce.

Fino a prima di leggere l’articolo Caffeine per me era relegato nel mondo del search, subito dopo invece mi è parso l’uovo di Colombo! se è vero che tutti i dati di tutti i prodotti Google condividono il database (e si dice sia così da tempo, ormai), si può applicare Caffeine anche ai dati di Analytics, in modo che gli update siano più frequenti. Questo ad esempio permetterebbe di avere più “freschezza” nei dati intraday, ma anche più dati “semilavorati” e pronti per essere estratti con query più veloci richieste dagli utenti (e sto pensando ad esempio ai Funnel Multichannel in presenza di visite a 6 zeri), fino ad arrivare appunto al Real Time.

Se applicano questo paradigma a tutti i prodotti ci sarà da ridere in futuro: più dati, più veloce a fornirli, più integrazione, più possibilità. Non c’è quasi limite alle possibilità offerte! Grazie Francesco per l’ottimo spunto; non so se è la spiegazione ufficiale, ma quadra parecchio 🙂


Jun 03 2011

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Tracciare Google +1 con gli eventi

autore: Marco Cilia categoria: javascript

Pochi giorni fa Google ha reso disponibile il suo pulsante +1 per rendere più “social” le ricerche: è un pulsante che serve a segnalare agli amici, durante le loro ricerche, le pagine che noi abbiamo apprezzato. Pochi istanti dopo l’introduzione è stata fatta la fatidica domanda: come si traccia il tutto con Google Analytics?

Joost De Valk ha la risposta, che non era troppo difficile, e siccome l’ha data per prima ve la riporto qui dandone il giusto credito (al contrario di alcuni articoli che mi sono capitati sott’occhio: dannata tendenza italiana a “dimenticare” di attribuire i crediti…): il pulsante è ingegnerizzato bene e consente di specificare una funzione custom da associare al click; nel nostro caso ovviamente si tratterà di una chiamata a _trackEvent. Nel dettaglio:

Bisognerà includere nelle proprie pagine il javascript necessario al pulsante, incollando questa riga prima di /body


<script type="text/javascript" src="http://apis.google.com/js/plusone.js"></script>

Dopodiché si potrà creare il pulsante desiderato tramite l’interfaccia apposita (image credit: yoast.com):
Google +1

avendo cura di selezionare le opzioni avanzate e specificare nella riga JS Callback function (funzione richiamo JS in italiano) “plusone_vote” (è il nome della funzione che useremo).

Poi incollare la riga che ci verrà fornita dall’interfaccia (se abbiamo selezionato le opzioni come in figura sarà uguale alle seguente)
<g:plusone size="tall" callback="plusone_vote"></g:plusone>

nel punto in cui vogliamo che compaia il pulsante.

Ultimo, specificare dopo la riga del javascript che abbiamo messo prima di /body la seguente funzione


<script type="text/javascript">
  function plusone_vote( obj ) {
    _gaq.push(['_trackEvent','plusone',obj.state]);
  }
</script>

che come vedete sul click esegue un evento con categoria “plusone” e action “on” oppure “off” a seconda che si tratti di un +1 o della rimozione di un +1.

Che tipo di dati ci aspettiamo? banalmente il numero di +1 complessivi per giorno. Che tipo di indicazioni ci darebbe? ben poche, fatto così. Una modifica interessante potrebbe essere aggiungere l’url della pagina, così
_gaq.push(['_trackEvent','plusone',obj.state,location.href]);
in modo da avere i +1 distinti per pagina, e poter correlare poi il numero di +1 precedenti con picchi di traffico nei giorni successivi, se il +1 è in grado di modificare la posizione in SERP. Alcuni amici premono +1, il mio post sale nelle SERP dei loro amici, alcuni di loro premono il +1 e così via…


Feb 04 2011

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Google Analytics a pagamento?

autore: Marco Cilia categoria: generale

La teoria secondo la quale Google sarebbe in procinto di lanciare un Google Analytics a pagamento esce periodicamente praticamente da quando GA esiste: se parlassimo di videogiochi saremmo nel campo dei cosiddetti vaporware, prodotti mistici che non vedono mai la luce, ma non è il nostro caso.
In fondo, pensandoci un attimo, Google è sempre in procinto di lanciare qualsiasi cosa: servizi di streaming e acquisto di musica, spazi di archiviazione file, concorrenti per qualsiasi prodotto/servizio con un minimo di interesse… Una azienda poliedrica e tentacolare come Google, con interessi e attività in tutto lo scibile online (e in parte anche offline) e con la vasta disponibilità di denaro che si ritrova stimola sempre la fantasia degli utenti/investitori/analisti.

L’ultima apparizione della voce l’ho trovata in un retweet di @mongoosemetrics, che citava questo articolo di brandrepublic.com, secondo il quale per sfondare nel settore Enterprise Urchin non basterebbe, e ci sarebbe bisogno di un tool differente per competere coi grossi calibri come Omniture e Coremetrics.

Ora, ipotizzando per un attimo che la cosa sia vera (anche se sapete già che una delle mie previsioni “pazze” per il 2011 è Google che compra Webtrends), vorrei sapere da voi:

quanto sareste disposti a pagare, su base annuale, un ipotetico Google Analytics a pagamento, e che caratteristiche minime dovrebbe avere per convincervi all’acquisto?

dico le mie:
– backup e restore di profili ad una certa data
– possibilità di rianalisi
– infiniti goal, infiniti segmenti avanzati
– creazione di metriche e dimensioni personalizzate

Se fossi un’azienda un tool del genere, on demand e con la velocità dell’interfaccia di Analytics, sarei disposto a pagarlo 12/15 mila euro l’anno.

Sentiamo voi!


Jan 09 2011

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GWT dice che Analytics mente?

autore: Marco Cilia categoria: generale

Analytics mente” è una frase che in qualche forma esce regolarmente sui blog di tutto il mondo. E durante le conversazioni. E nei seminari. E durante i corsi. Cioè sempre. Ma “mente” rispetto a cosa, se mi è permesso? mente rispetto a una qualche forma di “verità” assoluta, che dovrebbe essere – vediamo se indovino – il reale numero di visite e visitatori di un sito? ah si? e, di grazia, chi è che decide quale sia questo reale numero? perché dire “Analytics mente” sulla base di una sensazione è inaccettabile. Dirlo sulla base del fatto che un altro sistema di web analytics fornisce numeri differenti è una ovvietà, e dirlo sulla base di considerazioni su fattori tecnici insensati è una cosa ai limiti del ridicolo.

Anche se so che questo post mi farà indossare la maschera di “difensore d’ufficio”, voglio andare a commentare un articolo portatomi sotto gli occhi da Francesco Tinti su twitter: Google Webmaster Tools Expose Analytics Lies. Vediamo un po’ quali sono le tesi di Brian Ussery, autore dell’articolo:

  • BU: dopo aver indicizzato apples.html con keyword sulle mele, la redireziona con un 301 su oranges.html: Analytics dice che quella pagina riceve traffico attraverso ricerche con chiavi relativi a “mele”.
    MC: bella forza! i redirect 301 sono completamente trasparenti per GA. E se proprio devo dirla tutta, quel che accade è che una persona cerca “mele” e finisce sulla pagina oranges.html, quindi GA non sta nemmeno mentendo troppo.
  • BU: page1.html redirige con un 302 su page2.html, che redirige a su volta con un 301 su una pagina di un altro dominio: per GA tutto questo è invisibile.
    MC: non viene mai eseguito il codice di tracciamento di GA (le redirezioni avvengono infatti lato server), il comportamento di Analytics è tecnicamente ineccepibile
  • BU: se non si installa il codice di monitoraggio GA riporta traffico 0, mentre GWT riporta il reale traffico da Google.
    MC: GWT riporta il solo traffico da Google (e solo il traffico organico), ed è normale che sia così. Ci si sta peraltro perdendo tutto il resto del monitoraggio, campagne, cpc, altri motori, referral, traffico diretto, e tutto il resto dei dati che GA mette a disposizione
  • BU: se il sito va offline, GA riporta traffico 0 mentre GWT riporta che ci sono problemi.
    MC: GA è un servizio lato client, e il client non vede il sito. Un sistema di web analytics lato server si comporterebbe nello stesso modo (a seconda del tipo di down, ma tipicamente se il webserver è giù i log non sono collezionati). Se Brian vuole gli faccio un’ipotesi contraria e fantasiosa tanto quanto la sua: un sito con enormi problemi di indicizzazione è perfettamente online: GWT riporta zero visite, mentre GA ne riporta migliaia, da cpc e visite dirette. Chi è che mente? 🙂

Quello che Brian intendeva dimostrare, a mio avviso piuttosto goffamente, è che GA non è un sistema adatto ai SEO; e su questo siamo perfettamente d’accordo: sebbene io stesso abbia in passato illustrato dei metodi e dei report utili ai fini dell’addetto al posizionamento (qui, qui e qui, tanto per citarne tre), non ho mai detto che quelli erano gli unici strumenti necessari; il vero SEO sa benissimo che il suo unico e migliore amico è l’analizzatore di logfiles.
Affermare che “Webmaster Tools dice la verità e Analytics mente” è una sciocchezza colossale: sono due sistemi destinati ad usi differenti, che in alcuni casi sono utilizzati dalle medesime persone e per finalità simili, ma che usano dati ed espongono situazioni che spesso non sono lontanamente paragonabili.
Semplicemente, il suo post non ha nessun senso!


Nov 23 2010

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Il “problema” con Instant Preview

autore: Marco Cilia categoria: javascript

Molte persone si sono lamentate che la preview di Google Instant Preview (il nuovo servizio che mostra un’anteprima della pagina direttamente nelle pagine dei risultati, attraverso la lente di ingrandimento) falsa i dati di Google Analytics. Il thread di riferimento sul forum ufficiale è questo.
Prima di generare inutili allarmismi, vi dico subito che il problema è stato risolto ieri, si veda il relativo post ufficiale sul blog di Analytics: Instant Preview issue resolved.

Se volete un metodo per filtrare con un segmento avanzato le non-visite del bot che renderizza le immagini, vi lascio il link al blog di webshare, utilizzate il metodo 1.

Ma la domanda che mi pongo è questa: sono davvero “non visite”? secondo me no, sebbene siano strane, sono visite. In fondo non stiamo parlando di un bot che accede di notte, più volte al giorno, di un sistema automatizzato; stiamo parlando di un utente che, interessato al potenziale contenuto sul vostro sito che dovrebbe corrispondere alla sua ricerca, sceglie di guardare un’anteprima e clicca la lente. Sebbene a lui arrivi un’immagine in jpg, c’è un utente che guarda il vostro sito. A me non da fastidio che Analytics lo conteggi, anzi…

Peraltro John Mu, dipendente Google, nel topic che ho segnalato prima ha precisato che

It is my understanding that these page-views are currently only counted (the Google Analytics JavaScript executed) when we render the preview image on-demand (when a user chooses to view it and when we don’t have one cached already). [Ho capito che queste pagine viste sono conteggiate solo quando forniamo l’immagine di preview su richiesta (dell’utente ndMC) e non ce l’abbiamo già in cache]

Sono una voce fuori dal coro, dimentico qualcosa o siete semplicemente in disaccordo? 🙂


Nov 14 2010

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Tanti auguri, Google Analytics

autore: Marco Cilia categoria: generale

happy birthday

Il 14 novembre è il giorno da festeggiare, per noi specialisti del sistema di web analytics made in Google. Ormai cinque anni fa, a sorpresa, Google trasformava Urchin on Demand in Google Analytics, e iniziava la sua lenta ma inesorabile marcia verso un market share strepitoso e verso un mutamento di tutto il settore della web analytics piuttosto pesante.

In fondo al post dello scorso anno mi chiedevo come sarebbe stato oggi Google Analytics, ma non intendo rispondere e non intendo rifare la stessa domanda: ormai mi sono abituato al fatto che le cose cambiano talmente in fretta che è quasi un peccato stare a immaginare cose fantasmagoriche quando c’è sicuramente qualche ingegnere che le sta già sviluppando 😉

photo credit: janielianne on Flickr